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giovedì 25 agosto 2011

Il binge drinking

Abusare di alcol è già di per sé un rischio. Se poi si beve lontano dai pasti, per giunta senza avere un’età adulta che renda più consapevoli dei pericoli di esagerare con gli alcolici, è ancora peggio. In Italia i bevitori a rischio sono più di 9 milioni. Uno su tre pratica il “binge drinking”, almeno una volta la settimana. E comincia a bere alcol molto prima, rispetto al passato: almeno mezzo milione di minorenni che sono consumatori abituali. È la più recente fotografia sul consumo di alcol in Italia scattata dal Ministero della Salute.



Il binge drinking

Spaventa in particolare il boom di un comportamento a rischio non tipico della nostra tradizione: l’ubriacatura lontano dai pasti. Gli anglosassoni lo chiamano binge drinking, consiste nel bere ripetutamente in modo compulsivo fino a perdere il controllo di sé e ubriacarsi. Fra i consumatori di alcol, in Italia il 26% lo fa ogni giorno (un dato doppio rispetto alla media europea), il 14% lo fa da 4 a 5 volte a settimana (valore più alto in Europa) e il 34% pratica il binge drinking almeno una volta a settimana (contro il 28% della media europea). Il binge drinking è diffuso soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (22,1%) e di 25-44 (16,9%).



Si comincia sempre prima

Per quanto riguarda i giovani, la bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche è l'aspetto di maggiore debolezza del nostro Paese nel confronto con l'Europa (in media 12,2 anni di età, contro i 14,6 della media europea). Nel 2008 il 17,6% dei giovani di 11-15 anni ha consumato bevande alcoliche, in un'età al di sotto di quella legale per la somministrazione e per la quale il consumo consigliato è pari a zero. Tra i giovani di 18-24 anni di entrambi i sessi ha consumato bevande alcoliche il 70,7%, con una prevalenza superiore alla media nazionale. In sostanza, sono a rischio mezzo milione di minorenni, un ragazzo su cinque e una ragazza su sette.



Bere alcol fuori pasto

La tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è il consumo fuori pasto, che ha riguardato nel 2008 il 31,7% dei maschi e il 21,3% delle femmine di età compresa fra gli 11 e i 24 anni. Nella stessa fascia di età, il 13,2% dei maschi e il 4,4% delle femmine ha praticato il binge drinking nel corso dell'anno. In particolare, tra i giovanissimi di età compresa tra i 14 e i 17 anni la bevuta fuori pasto ha conosciuto dal 1995 al 2008 un vero boom, passando dal 12,9 al 22,7% tra i maschi e addirittura dal 6 al 14,4% tra le femmine. E i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano ormai il 10% degli utenti in trattamento nei servizi alcologici territoriali del Servizio sanitario nazionale.

Lo stomaco "brontola"? Vuol dire che stai bene!

Ammettiamolo: è una delle situazioni più imbarazzanti. Ci troviamo in mezzo ad altre persone, in un contesto silenzioso abbastanza da far sì che tutti possano perfettamente sentire il nostro stomaco che non smette di “brontolare”. Dite la verità, quante volte avete pensato – in un’occasione come questa – “ah, quanto pagherei per conoscere un modo per fermarlo…”?



Perché lo stomaco fa rumore



Cerchiamo di capire anzitutto il motivo per cui lo stomaco fa rumore. Tutto dipende dalla peristalsi, quella fase del processo digestivo durante cui diverse ondate di contrazioni muscolari spingono il cibo ingerito dallo stomaco giù verso l’intestino, e ancora oltre. Nel corso della peristalsi, l’apparato gastrointestinale secerne anche succhi gastrici e altri liquidi che formano, insieme con il cibo via via in fase di in fase di digestione , il chimo. È assolutamente normale che, in questo processo finiscano racchiusi anche gas e aria. E sono proprio loro i responsabili di quel brontolare dello stomaco.

Ma allora, perché certe volte lo stomaco fa rumore anche se siamo a stomaco vuoto? Circa due ore dopo aver mangiato, il nostro organismo produce ormoni che invia come segnale di appetito al cervello. Questo a sua volta spedisce allo stomaco un segnale per far partire la peristalsi, che servirà a ripulire l’apparato digerente da eventuali residui di cibo ancora presenti. Se non ce ne sono, resteranno soprattutto aria e gas. Che provocheranno, dunque, quei rumori tanto imbarazzanti.



Rimedi contro lo stomaco che brontola



Come comportarsi, allora? Può di sicuro essere utile mangiare poco e spesso: più cibo si ha nello stomaco di frequente, meno probabile sarà il rumore fastidioso.

Altro consiglio: se avete in programma di andare in un luogo silenzioso (una cerimonia, una biblioteca…), cercate di evitare i cibi e le bevande che provocano gas come bibite gassate, legumi o verdure della famiglia dei broccoli e dei cavoli.

Talvolta lo stomaco che brontola può dipendere da patologie più serie come la sindrome del colon irritabile, ma in questi casi ci sono altri sintomi ben precisi (dolore, crampi e altri ancora). Ma deve essere ben chiaro che, se si è in salute, fare rumore con lo stomaco non è affatto segnale di problemi. Tutt’altro: vuol dire piuttosto che il nostro apparato digerente funziona come si deve.

Afa e caldo si combattono anche a tavola

Mangiare in modo adeguato quando fa caldo può aiutare a farci stare meglio. Già, ma come? La dieta anti-afa è fatta di consigli facili facili...



1) Fare il pieno di verdura di stagione, soprattutto cruda, perché con la cottura si perde parte di acqua, sali minerali e vitamine. Ottimi “passe-partout” sono il succo di pomodoro, l’insalata di lattuga o indivia, un centrifugato di carote, una spremuta di arance e limoni.



2) Conservare in modo appropriato gli alimenti, specie se deperibili come latticini, carni, dolci con creme, gelati. Dal momento dell’acquisto a quello in cui li riporrete nel frigo o freezer, deve passare il minor tempo possibile in modo da non interrompere la catena del freddo. Infatti, le elevate temperature ambientali possono favorire la proliferazione di germi che possono determinare patologie gastroenteriche anche gravi.



3) Bere tanto, almeno due litri di acqua al giorno, e preferire la frutta che contiene la maggiore quantità di liquidi (per esempio, il cocomero o l’uva).



4) Dire no alle bevande gassate e a troppi caffè, che causano perdita di liquidi anziché rimpiazzarli.



5) Non bere alcolici: sono vasodilatatori e aumentano la frequenza cardiaca. Evitare anche le bevande ghiacciate perché possono provocare congestioni. Via libera a frullati, sorbetti e gelati alla frutta, non quelli alla crema, più pesanti da digerire e che, dopo un momentaneo inganno, provocano più sete.

Caldo e afa: le regole per affrontarli meglio

A pagare le conseguenze delle ondate di calore che si susseguono durante il periodo estivo sono spesso le persone più fragili: malati, anziani e bambini. I bambini, ad esempio, rispetto agli adulti hanno una superficie corporea maggiore a confronto del volume, e hanno una temperatura di base più alta. Cosa possono fare i genitori? Prestare la massima attenzione ai propri figli, poiché i bambini sudano meno degli adulti, e quando hanno caldo hanno più difficoltà ad esprimerlo, specialmente se molto piccoli. Anche per loro viene raccomandata un'idratazione adeguata, possibilmente con acqua non troppo fredda evitando succhi di frutta, bibite gassate o contenenti caffeina. L’abbigliamento adatto: capi leggeri e fibre naturali.

Per gli anziani meglio puntare su cibi leggeri, ma bisogna cercare di combattere la tendenza, che hanno i meno giovani, di mangiare troppo poco quando arriva il caldo. Rimane fondamentale bere molto e spesso. Quanto all'aria condizionata, meglio non utilizzarla a temperature troppo basse.



Ecco nel dettaglio, cosa consigliano degli esperti:



Cosa fare quando fa caldo



Bere molto e spesso (fino a 2 litri d'acqua al giorno), anche quando non si ha sete;



Mangiare molta frutta e verdura e fare pasti leggeri;



Vestirsi con abiti leggeri, di colore chiaro, non aderenti, di cotone, lino o comunque fibre naturali;



Nelle ore più calde usare tende o chiudere le imposte;



Fare bagni o docce con acqua tiepida;



Stare il più possibile con altre persone;



Passare più tempo possibile in ambienti con aria condizionata;



Consultare il proprio medico prima di assumere integratori di sali minerali, se si assumono farmaci in maniera regolare;



Pulire i filtri dei condizionatori periodicamente (sono un ricettacolo di polveri e batteri), e regolare la temperatura a 25/27 gradi centigradi o comunque non troppo bassa rispetto a quella esterna;



Se si è affetti da diabete o ipertensione o da altre patologie che implicano l'assunzione continua di farmaci, è importante consultare il proprio medico di famiglia per conoscere eventuali reazioni che possono essere provocate dalla combinazione caldo/ farmaco o sole/farmaco.





Cosa non fare quando le temperature sono elevate



Evitare di bere bibite gassate e contenenti zuccheri;



Evitare di bere alcolici e caffè;



Evitare di consumare cibi troppo caldi;



Limitare l'uso del forno e dei fornelli;



Evitare, per quanto possibile, di uscire tra le 12 e le 17;



Evitare il flusso diretto di ventilatori o condizionatori e le correnti d'aria;

Non lasciare mai nessuno, neanche per brevi periodi, in macchine parcheggiate al sole;



Ridurre il più possibile l'utilizzo del pannolino per i bambini o analoghi per gli anziani.

mercoledì 24 agosto 2011

I luoghi pubblici più pieni di germi

Si nascondono nelle minuscole goccioline di saliva che emettiamo con un colpo di tosse o uno starnuto. Fluttuano nell’aria per posarsi ovunque. I germi sono praticamente dappertutto. E noi finiamo, più o meno consapevolmente, per esserne vettori: li raccogliamo con le mani, toccando questo o quell’oggetto, oppure le mani altrui, e li portiamo in giro per il mondo. Contribuendo a diffondere malattie e sporcizia.

Per una volta, spostiamo il discorso dall’igiene negli ambienti domestici a quella – molto difficile da rispettare – dei luoghi pubblici. Nella vita quotidiana sono tantissimi i posti a rischio virus e batteri con cui entriamo in contatto di continuo. Proviamo allora a fare un elenco di alcuni tra i più pericolosi:



I corrimano.

La pulsantiera dell’ascensore.

La maniglia del carrello della spesa.

I menu nei ristoranti.

Monete e banconote.

Gli interruttori della luce.

I contenitori di sale e pepe al ristorante.

I banconi dei buffet e degli aperitivi.

I bancomat.

Gli attrezzi in palestra.

Le fontanelle.



Strategie facili ed efficaci per difendersi dai germi

Ridurre al minimo ogni rischio, tuttavia, è meno difficile di quanto si possa pensare. Basta adottare una strategia anti-germi facile ed efficace, fatta di regole pratiche e consigli di buon senso. Vediamoli:



Lavati le mani - Più si fa, meglio è. Il tipo di sapone (tradizionale o antibatterico) non è poi così determinante, basta farlo con cura e molto spesso. Per esempio prima di cucinare, di mangiare, di mettere le lenti a contatto, di andare a dormire; e dopo aver giocato con un cane o un gatto, essere stato in bagno, aver mangiato, aver maneggiato il secchio della spazzatura, essersi soffiati il naso, aver tossito o starnutito coprendosi con una mano.



Usa disinfettanti per le mani - Gel e prodotti per pulire le mani che non richiedono acqua né asciugamani sono una formidabile invenzione, per la salute, degli ultimi anni. Sono efficaci ammazza-germi, in qualunque situazione ci si trovi.



Tieni le mani lontane dal viso - A prescindere da quante volte possiamo lavarle, se ci troviamo nei luoghi pubblici le nostre mani raccoglieranno germi sempre e comunque: evitiamo allora di facilitarne l’ingresso nell'organismo toccandoci naso, labbra e orecchie.



Evita le ciotole di caramelle - Secondo le statistiche, solo il 67% delle persone che dicono di lavarsi le mani lo fanno davvero; e solo un terzo di queste usa il sapone.

venerdì 12 agosto 2011

Le piante che danno energia

Per chi si sente spossato, dal caldo e dai troppi affanni, ecco qualche rimedio verde. Per rigenerarsi, e non solo: gli infusi energizzanti e gli estratti adattogeni



Le giornate non finiscono mai. E i primi caldi ci sembra riducano ancor più le già esigue energie. Niente panico. Basta poco per recuperare: la bevanda giusta, a base di erbe o piante, che reintroduca i liquidi necessari con l'aggiunta, magari, di qualche vantaggio extra: un pieno di energia.



E allora, anzitutto beviamo "verde": a partire dai frullati o dai succhi di frutta e verdura (prediligere mango e banana) che forniscono vitamine e sali minerali.



Ma anche infusi che contengono sostanze rigeneranti, tonificanti e blandamente eccitanti, tanto per non sfiorire di stanchezza in vista delle lunghe serate estive.



Una tazza di energia

Serve energia pronta? La scelta cade sulle bevande che possiedono proprietà in grado di stimolare il sistema nervoso centrale. Si chiamano, appunto, nervine.



Caffè. Si ottiene dai semi delle piante Coffea arabica e Coffea robusta, opportunamente lavorati. Il caffè favorisce lo stato di vigilanza, ma è anche un cardiotonico e può essere diuretico.



Contiene niacina, che favorisce le funzioni cerebrali. In generale, si sconsiglia però di prendere più di 3 caffè al giorno e, è ovvio, quello decaffeinato non produce l'effetto sferzante della tazzina classica.



Tè. È l'infusione delle foglie di una pianta di origine asiatica, la Camelia sinensis. Le varietà sono innumerevoli ma, di base, sono tutte ricche di sostanze che stimolano il sistema nervoso e l'apparato cardiovascolare.



In particolare il tè bianco, pregiatissimo, è un acceleratore del metabolismo; il tè verde un antiossidante e il tè nero migliora la concentrazione.



Cola. Dai semi dei frutti di Cola acuminata, pianta africana diffusa anche in Sud America, si producono bevande energizzanti in quanto contengono tannini, caffeina e teobromina che agiscono, oltre che sul sistema nervoso, anche sulla muscolatura.



Lo sanno bene in Brasile o in Giamaica, dove è uso masticare noci di Cola per alleviare la fatica. In qualche modo la Cola può essere considerato un ricostituente, tanto che integratori a base di questa sostanza vengono utilizzati dagli atleti (sotto supervisione medica).



Yerba mate. Si tratta di un'erba diffusa nell'America del Sud, si gusta in infuso e procura una carica energetica grazie all'elevato contenuto in vitamine, sali minerali e caffeina. E viene spesso usata contro gli stati di affaticamento fisico poiché agisce anche sulla muscolatura.



Guaranà. Si ricava dai semi di una pianta sudamericana, la Paullinia capuana. In Brasile se ne prepara una bevanda che riduce la sensazione di fatica e quindi migliora l'efficienza fisica.



Da noi si utilizza l'estratto secco nebulizzato e titolato in caffeina min. 3%. Si tratta di uno stimolante piuttosto importante (5 volte più eccitante del caffè), in grado di agire sulla frequenza cardiaca, per questo va assunto sotto controllo medico.



Un aiuto senza caffeina

Prive di caffeina sono invece le piante denominate adattogene, cioè capaci di aumentare la resistenza fisica e stimolare le difese immunitarie dell'organismo.



Eleuterococco. Della pianta, conosciuta anche come Ginseng siberiano, si sfruttano le radici, le cui proprietà terapeutiche vengono consigliate negli stati di stress e sovraffaticamento. Aumenta le prestazioni fisiche e la capacità di resistenza.



Ginseng. È l'erba orientale forse più famosa nel mondo (spesso consigliata in caso di disturbi sessuali quali impotenza e frigidità) e le sue numerose proprietà hanno un'azione benefica anche in caso di stanchezza fisica.



Contiene, infatti, quantità importanti di manganese, riconosciuto potente antifatica. Rinvigorisce e stimola tutte le funzioni vitali.



Rodiola. Dalla pianta Rhodiola rosea, che cresce spontaneamente in Lapponia, Siberia e Alaska, si prepara l'estratto secco idroalcoolico. È in grado di ritardare i sintomi dell'affaticamento e contribuisce a ottimizzare l'uso delle energie durante l'attività sportiva.

Estate, tempo di jogging

Ogni anno con l’arrivo della bella stagione dilaga la moda del jogging che contagia tutti, dalle casalinghe ai manager.



Correre per le strade della città o, ancor meglio, circondati dal verde di un parco è uno dei metodi più efficaci per recuperare la forma perfetta, senza rinchiudersi in una palestra, ma godendosi il piacere di stare all’aria aperta.



Perché lo jogging dia però i risultati sperati, è bene non esagerare e seguire alcune semplici regole.



Per i più pigri, meglio cominciare con un check-up

Lo jogging è uno sport adatto a tutti: a chi si allena durante tutto l’anno, ma anche ai più oziosi.



In quest’ultimo caso sarebbe però opportuno sottoporsi a una visita medica, facendo particolare attenzione allo stato di salute di cuore, arterie e articolazioni, soprattutto se si è in sovrappeso.



Parola d’ordine: gradualità

Ascoltare il proprio corpo e non strafare è una regola da tenere sempre a mente, soprattutto per chi non ha praticato attività fisica durante tutto il resto dell’anno.



Con la corsa, la frequenza cardiaca può aumentare infatti molto rapidamente e, in assenza di allenamento, l’organismo si troverà a lavorare in carenza di ossigeno, producendo così acido lattico.



Il rischio è quindi quello di scoraggiarsi per il troppo affaticamento o di dover interrompere gli allenamenti a causa dei dolori muscolari.



Per iniziare, è consigliabile alternare pochi minuti di corsa con una camminata veloce, aumentando con il tempo durata e velocità dell’allenamento. Il tutto calibrando bene le energie, in modo da compiere sessioni di almeno 30 minuti.



Continuità e costanza per un risultato assicurato

Correre un giorno ogni tanto non produce nessun risultato, né in termini di allenamento, né in termini di chili persi.



L’ideale sarebbe correre tutte le settimane, possibilmente 3 o 4 giorni, e seguendo la regola dell’alternanza carico-riposo che prevede di inframezzare le sedute di jogging con una giornata di riposo, essenziale per non sovraccaricare troppo i muscoli.



Chi va piano, va sano e va lontano

Correre a velocità sostenuta, ma per pochi minuti: ecco l’errore compiuto più frequentemente, soprattutto dai neofiti. Un allenamento di maggiore durata, ma a un ritmo più blando è, invece, il metodo migliore per perdere peso.



Il segreto del jogging è quello di essere uno sport aerobico durante il quale l’organismo, compiendo un’attività prolungata nel tempo ma di intensità non troppo elevata, ha a sua disposizione l’ossigeno necessario per produrre energia “bruciando” i grassi presenti nei tessuti adiposi.



Al contrario, se si compie uno sforzo eccessivo l’organismo, rimasto in carenza di ossigeno, è costretto a consumare zuccheri invece che grassi. E in questo caso, il risultato, in termini di chili persi, sarà deludente.



Per trovare il giusto ritmo, ascolta il tuo cuore

Per essere certi di non sovraccaricare l’organismo con uno sforzo eccessivo, si può portare con sé un prezioso alleato, il cardiofrequenzimetro. Monitorando le pulsazioni cardiache potrete infatti essere certi di compiere un’attività aerobica, e quindi di bruciare grassi.



Il range di frequenza cardiaca da mantenere è soggettivo, ma potrete calcolarlo considerando che si dovrebbe aggirare intorno al 70% della frequenza cardiaca massima, che si ottiene applicando una semplice formula: 220 - gli anni di età.

Il Jet lag

Sono in arrivo le tanto attese vacanze. Da spendere chi ai tropici e chi alla scoperta dell’Oriente, di quello antico, ricco di filosofia, misticismo e storia o di quello dalle architetture post-futuriste, che sta già dettando le regole dell’economia globale.



Valigie piene ed entusiasmo a mille. Prima di partire. Poi, c’è il fuso, o meglio il jet-lag, che rischia di compromettere benessere e programmi almeno nei primi giorni. Si può prevenire? In parte, sì.



Problemi di fuso orario

Il jet-lag o “sindrome da cambiamento di fuso orario” è un fenomeno cui si va naturalmente incontro quando si attraversano almeno 2-3 meridiani e che dipende dalla parziale e temporanea de-sincronizzazione tra l’orologio biologico interno e i periodi di luce e buio esterni.



Il disturbo tende a essere più marcato quanto aumenta il numero dei fusi orari attraversati, ma non tutti ne soffrono con la stessa intensità.



Qualcuno ne è addirittura immune perché caratterizzato da ritmi circadiani flessibili che riescono a riallinearsi in modo quasi immediato alle nuove condizioni ambientali.



I più sensibili, invece, possono risentire di una sorta di jet-lag in scala ridotta anche al passaggio dall’ora solare a quella legale (e viceversa), dormendo meno bene e sentendosi più stanchi per qualche giorno.



In genere, però, per avere reali problemi servono variazioni di fuso orario più ampie e rapide, come quelle associate a lunghi voli aerei verso Est o verso Ovest.



Il fenomeno si manifesta a prescindere dalla direzione del viaggio, ma chi va in Estremo Oriente tende a sperimentare disagi maggiori rispetto a chi si reca negli Stati Uniti o in Sud America perché, in genere, è più facile posticipare piuttosto che anticipare l’ora alla quale ci si addormenta.



Come prevenire i fastidi

Prevenire la comparsa del jet-lag, o almeno ridurne l’intensità, è possibile grazie a qualche accorgimento pratico.



Il principale, utilizzabile da tutti, è cercare di abituarsi progressivamente all’orario del luogo di destinazione mentre si è ancora a casa, posticipando o anticipando di circa mezz’ora al giorno il momento in cui si va a letto e (nei limiti del possibile) ci in cui si alza.



L’ideale sarebbe riuscire anche a modificare gli orari dei pasti, avvicinandoli a quelli che si prevede di seguire durante la vacanza, perché fame e sonno sono strettamente interconnessi e tendono a influenzarsi reciprocamente.



Un’altra strategia efficace consiste nell’attuare una “deprivazione da sonno”, ossia dormire poco la notte prima del giorno previsto per la partenza: in questo modo si hanno ottime probabilità di riuscire a riposare durante il viaggio e una volta arrivati sarà più facile seguire i ritmi locali.



Se ci si sposta verso Ovest (Stati Uniti e Sud America), si deve evitare di cedere alla stanchezza, coricandosi appena entrati in hotel, ma cercare di restare svegli almeno fino alle 22.00 locali, anche se corrispondono alle 3.00-6.00 di notte italiane. In questo modo, sarà meno probabile ritrovarsi perfettamente svegli a notte fonda.



Melatonina & Co.

A chi non può o non riesce ad avvantaggiarsi di questi rimedi pratici resta l’opzione farmacologica, basata sull’assunzione di melatonina nei giorni della permanenza a destinazione o, nei casi più “difficili”, di ipnoinduttori al bisogno.



Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la melatonina, assunta in modo calibrato, è in grado di facilitare l’adattamento al nuovo fuso orario, attenuando in modo significativo il fenomeno del jet-lag in chi viaggia su lunghe distanze.



Si tratta di un rimedio ben tollerato e di per sé privo di rischi, ma va usato soltanto dopo aver chiesto consiglio al medico e seguendo le sue indicazioni. Inoltre, va ricordato che la melatonina è una soluzione indicata soltanto negli adulti.

L'Estate e lo Sport

Le vacanze rappresentano il periodo dell’anno in cui hai il diritto di concederti degli svaghi e di pensare di più a te stessa. E’ anche un’opportunità per fare esperienze nuove, per provare qualche attività sportiva diversa e magari anche per dimagrire un po’. Ma quali sono gli sport estivi che fanno più bene al fisico? Partiamo dal più semplice, la corsa: è uno sport semplice, da praticare dappertutto, e che permette di perdere circa 1 Kcal per kg di peso corporeo ogni km. L’estate è piacevole correre sulla sabbia, magari vicino al bagnasciuga o addirittura con l’acqua alle caviglie, per riattivare la circolazione del sangue. Un altro sport da praticare sulla spiaggia è il beach volley: non si può giocare da soli, ma insieme ad un gruppo di amici è un’attività molto divertente, e impiega tutti i muscoli del corpo. La sabbia inoltre comporta uno sforzo fisico maggiore rispetto all’asfalto, quindi raddoppia la tonicità muscolare, e mezz’ora basta per consumare più di 500 calorie.



Se invece volete approfittare del mare, la scelta è ampia: potete provare il surf, ottimo per i muscoli delle braccia e per sviluppare un buon equilibrio, oppure il windsurf, facile da imparare e ottimo per lo sviluppo della muscolatura addominale. La sua versione estrema è il kytesurf, che sfrutta una tavola e un aquilone come vela: è un’attività che richiede l’impiego di tutte le energie del corpo, ma regala sensazioni incredibili. Chi pensava ad uno sport più tranquillo può sempre far conto sulla buon vecchia bicicletta, sa usare nella versione Sand bike, bici da spiaggia: in un’ora si possono consumare ben 400 calorie!



Se volete concentrarvi sui muscoli delle braccia poi non esitate, la canoa è lo sport adatto a voi: si può praticare in gruppo, in coppia oppure da soli, ed oltre a permettervi di giocare agli esploratori della costa, in un’ora avrete consumato circa 200 calorie.



Invece per chi punta di più alla tonicità delle gambe, ed in particolare delle cosce, nulla di meglio di una bella passeggiata a cavallo, magari a passo di trotto: oltre ad essere un’attività perfetta per trascorrere un pomeriggio romantico con il vostro partner, regala addominali e glutei di ferro!

martedì 9 agosto 2011

Come leggere l'etichetta dell'acqua minerale

Non tutte le acque sono uguali e spesso ci troviamo imbarazzati di fronte alla quantità di marche che troviamo al supermermercato. La scelta non dovrà avvenire solamente in funzione del prezzo, ma anche delle sostanze che vi sono disciolte. Per questo è importantissimo saper leggere le etichette delle acque minerali.



I tre parametri presenti in etichetta che ci aiutano a capire quale acqua minerale preferire tra quelle vendute sono i seguenti:



•Residuo Fisso: è la stima del contenuto di sali minerali. Viene calcolato a 180° e indica la quantità di sali disciolti in un litro d’acqua. In base a questo fattore, le acque vengono divise in 4 categorie. Minimamente mineralizzata, quelle con residuo fisso non superiore a 50mg per litro e particolarmente indicata per chi soffre di ipertensione e per l’alimentazione dei neonati. Oligominerale: quella con residuo fisso non superiore a 500mg per litro e che favorisce la diuresi. Contiene poco sodio e come per quella minimamente mineralizzata, può essere indicata nei casi di ipertensione. Mediominerale: quella con residuo fisso tra i 500mg e i 1500 mg per litro. E’ consigliata per chi pratica sport (o in estate) perché aiuta a reintegrare i sali minerali persi. Ricca di sali minerali: quella con residuo fisso superiore a 1500mg per litro. E’ un’acqua molto ricca in sali minerali e che normalmente viene prescritta dal proprio medico perchè può favorire la comparsa di calcoli renali.



•Durezza: si calcola in base alla quantità di calcare sciolto nell’acqua, espresso in gradi francesi. Più il valore è alto, più l’acqua è calcarea.



•Nitrati: possono a volte raggiungere le falde acquifere (a causa ad esempio dell’elevato utilizzo di fertilizzanti) e sono pericolosi solo se superano determinate concentrazioni. Normalmente devono essere sotto i 45mg per litro e nelle acque minerali destinate ai neonati, non devono superare i 10 mg per litro. Una concentrazione eccessiva di nitrati può rallentare il trasporto di ossigeno nel sangue e, se combinati con le proteine, possono dare origine alle nitrosamine, sostanze ritenute cancerogene.