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venerdì 12 agosto 2011

Il Jet lag

Sono in arrivo le tanto attese vacanze. Da spendere chi ai tropici e chi alla scoperta dell’Oriente, di quello antico, ricco di filosofia, misticismo e storia o di quello dalle architetture post-futuriste, che sta già dettando le regole dell’economia globale.



Valigie piene ed entusiasmo a mille. Prima di partire. Poi, c’è il fuso, o meglio il jet-lag, che rischia di compromettere benessere e programmi almeno nei primi giorni. Si può prevenire? In parte, sì.



Problemi di fuso orario

Il jet-lag o “sindrome da cambiamento di fuso orario” è un fenomeno cui si va naturalmente incontro quando si attraversano almeno 2-3 meridiani e che dipende dalla parziale e temporanea de-sincronizzazione tra l’orologio biologico interno e i periodi di luce e buio esterni.



Il disturbo tende a essere più marcato quanto aumenta il numero dei fusi orari attraversati, ma non tutti ne soffrono con la stessa intensità.



Qualcuno ne è addirittura immune perché caratterizzato da ritmi circadiani flessibili che riescono a riallinearsi in modo quasi immediato alle nuove condizioni ambientali.



I più sensibili, invece, possono risentire di una sorta di jet-lag in scala ridotta anche al passaggio dall’ora solare a quella legale (e viceversa), dormendo meno bene e sentendosi più stanchi per qualche giorno.



In genere, però, per avere reali problemi servono variazioni di fuso orario più ampie e rapide, come quelle associate a lunghi voli aerei verso Est o verso Ovest.



Il fenomeno si manifesta a prescindere dalla direzione del viaggio, ma chi va in Estremo Oriente tende a sperimentare disagi maggiori rispetto a chi si reca negli Stati Uniti o in Sud America perché, in genere, è più facile posticipare piuttosto che anticipare l’ora alla quale ci si addormenta.



Come prevenire i fastidi

Prevenire la comparsa del jet-lag, o almeno ridurne l’intensità, è possibile grazie a qualche accorgimento pratico.



Il principale, utilizzabile da tutti, è cercare di abituarsi progressivamente all’orario del luogo di destinazione mentre si è ancora a casa, posticipando o anticipando di circa mezz’ora al giorno il momento in cui si va a letto e (nei limiti del possibile) ci in cui si alza.



L’ideale sarebbe riuscire anche a modificare gli orari dei pasti, avvicinandoli a quelli che si prevede di seguire durante la vacanza, perché fame e sonno sono strettamente interconnessi e tendono a influenzarsi reciprocamente.



Un’altra strategia efficace consiste nell’attuare una “deprivazione da sonno”, ossia dormire poco la notte prima del giorno previsto per la partenza: in questo modo si hanno ottime probabilità di riuscire a riposare durante il viaggio e una volta arrivati sarà più facile seguire i ritmi locali.



Se ci si sposta verso Ovest (Stati Uniti e Sud America), si deve evitare di cedere alla stanchezza, coricandosi appena entrati in hotel, ma cercare di restare svegli almeno fino alle 22.00 locali, anche se corrispondono alle 3.00-6.00 di notte italiane. In questo modo, sarà meno probabile ritrovarsi perfettamente svegli a notte fonda.



Melatonina & Co.

A chi non può o non riesce ad avvantaggiarsi di questi rimedi pratici resta l’opzione farmacologica, basata sull’assunzione di melatonina nei giorni della permanenza a destinazione o, nei casi più “difficili”, di ipnoinduttori al bisogno.



Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la melatonina, assunta in modo calibrato, è in grado di facilitare l’adattamento al nuovo fuso orario, attenuando in modo significativo il fenomeno del jet-lag in chi viaggia su lunghe distanze.



Si tratta di un rimedio ben tollerato e di per sé privo di rischi, ma va usato soltanto dopo aver chiesto consiglio al medico e seguendo le sue indicazioni. Inoltre, va ricordato che la melatonina è una soluzione indicata soltanto negli adulti.

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