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martedì 20 dicembre 2011

Shopping break è l'ultima tendenza contro lo stress da regalo


L'acquisto dei regali di Natale non sembra essere un momento di gioia e di condivisione. La pensa cosi' la maggior parte degli italiani, convinta che la corsa dell'ultimo minuto, unita all'indecisione su cosa comprare e quanto spendere, sia soltanto fonte di stress e nervosismo.

E così l'ultima tendenza per superare lo stress da regalo e' lo Shopping Break (pausa da acquisto), ovvero il momento in cui staccare la spina dalla 'maratona', per ragionare, fare il punto della situazione e ricaricare le batterie per individuare il dono giusto. Tutto cio' emerge da uno studio di Found!, la prima agenzia di mood marketing communication in Italia, promosso grazie al coinvolgimento di 120 "esperti di regali" (direttori e responsabili di negozi, commessi, consulenti e personal shopper) e psicologi, medici, sociologi e personal trainer per capire con affrontare lo stress da regalo.

lunedì 19 dicembre 2011

Bagno rilassante

Se stress e cattivo umore cospirano contro di voi soprattutto nei giorni che precedono le Feste tra shopping dell'ultimo momento, telefonate di auguri e festeggiamenti in ufficio mentre voi siete alla ricerca di calma e serenità mentale, ecco trovata la soluzione. Vi proponiamo tre idee per immersioni rilassanti nella vasca da bagno.

Idea numero 1. Provate a immergervi per una ventina di minuti in acqua a circa 38°, nella quale avrete sciolto qualche goccia di essenza di verbena: a poco a poco la tensione si alleggerirà. Otterrete maggiori benefici la sera, prima di coricarvi.

Idea numero 2. Versate nella vasca 2 cucchiai di miele emulsionati con 2 gocce di olio essenziale di arancio, 2 di camomilla e 2 di lavanda.


Idea numero 3. Per alleviare la tensione funziona bene anche la menta piperita, che ha proprietà sedative: bastano 3-4 gocce di olio essenziale per stabilizzare il sistema nervoso e calmare coliti e spasmi gastrointestinali legati allo stress. Potete aggiungere 2 gocce di valeriana, se avete anche problemi di insonnia. E quando avete un po’ più di tempo, rimanete nella vasca finché l’acqua non si sarà raffreddata: è un modo per smaltire le tossine accumulate, sentirvi più rilassate e vincere gli stati d’ansia.

domenica 18 dicembre 2011

Panettone, il re delle feste!

È il dolce di Natale per antonomasia. Simbolo della pasticceria milanese nel mondo, il Panettone, sia in versione artigianale sia industriale, è una delle specialità natalizie che proprio non può mancare sulle tavole degli italiani. Da molti è infatti considerato un piacere irrinunciabile del menu per la sera della vigilia, il pranzo del 25 e il cenone di San Silvestro. Ma come fare a rendere il panetùn ancora più goloso?

Qualche suggerimento si trova nel ricettario che Motta ha dedicato a questa prelibatezza, per festeggiare i 90 anni di attività. Tante ricette, tutte molto golose, che offrono qualche spunto su come servirlo al meglio. Dalla maniera più tradizionale, accompagnato con creme (quella al mascarpone è sicuramente la più classica), fino a quella più scenografica con piccoli dettagli o favolose mise en place. Non mancano poi consigli sui possibili abbinamenti interessanti da sperimentare con le bollicine. La tradizione vuole che si accompagni sempre a un vino dolce, dalle note aromatiche simili, quale il Moscato d'Asti DOCG. Anche se è possibile gustarlo con altri tipi di bevande alcoliche. E non solo. In pochi forse sanno che il gusto del Panettone viene esaltato, oltre che dal latte (da prefrire quello fresco, parzialmente scremato, servito a temperatura ambiente), anche da bevande nervine quali alcuni tipi di tè e di caffè, o persino liquori esotici come il saké.

Buon Panettone e Buon Natale a tutti!!!!!!!!!!!

Frutta secca, che passione!

Noci, mandorle, nocciole, pistacchi, a Natale la frutta secca è davvero inevitabile! La troviamo nei dolci, alla fine del pasto nel cesto della frutta, nei piatti tipici. Buona e sfiziosa è anche un toccasana per la nostra salute a patto di fare attenzione all’apporto calorico.

Perciò il primo e basilare consiglio da tenere sempre a mente è: non eccedere mai! E questo nonostante la frutta secca contenga anche sostanze molto utili al nostro organismo come la vitamina A, antiossidante e basilare per la crescita, la vitamina B, importante per il metabolismo delle proteine e per la formazione dei globuli rossi, il magnesio e il selenio, quest’ultimo prezioso alleato nella lotta ai temuti radicali liberi.

Per potersi regolare al meglio, però, è anche importante sapere che questa prelibatezza si divide in due categorie: la frutta oleosa e quella polposa. Nella prima rientrano noci, nocciole, mandorle, pistacchi e simili, che hanno un alto contenuto di grassi vegetali insaturi, utilissimi perché aiutano il nostro organismo a produrre il colesterolo “buono”. Fanno, invece, parte della seconda le albicocche, i fichi, le prugne e i datteri che, pur essendo meno grassi, sono più calorici ma anche più ricchi di fibre.

Nello scegliere quale sfizio concedersi è quindi utile tenere conto di questa differenza e, contemporaneamente, dare anche un’occhiata alle calorie. Per esempio bastano 100 grammi di noci o di nocciole per superare le 600 calorie, e anche i pinoli non sono poi da meno. Più fortunati sono invece i golosi di prugne e albicocche che non raggiungono le 250 calorie.

Detto ciò, l’ultimo consiglio riguarda il momento migliore in cui cedere a questa dolce tentazione. I nutrizionisti, infatti, ne consigliano l’assunzione a colazione, a patto che si mangi solo una tazza di latte con i cereali, a metà mattina o pomeriggio, in quantitativi moderati e insieme ad un tè o ad un caffè rigorosamente senza zucchero, e, infine, come gustoso condimento dell’insalata!

mercoledì 7 dicembre 2011

Come scegliere il reggiseno giusto


Il reggiseno è un alleato prezioso per ogni donna, lo si indossa tutto il giorno tutti i giorni.. Per questo saperlo scegliere bene è fondamentale. Ecco qualche consiglio utile.

Coppe troppo grandi o troppo piccole. Ricordate che ad ogni taglia corrisponde più di una coppa quindi non limitatevi a controllare la circonferenza toracica ma fate ben attenzione che il seno non debordi dalle coppe o, di contro, che queste non facciano delle pieghe.

Se vi ritrovate l’allacciatura molto alta sulla schiena significa che avete tirato troppo le spalline. Se, però allentandole, scoprite che non ricevete più il sostegno adeguato significa che è ora di cambiare reggiseno.

Fate attenzione alla fascia sottoseno: se è troppo stretta crea i rotolini che, oltre ad essere antiestetici, sono anche dolorosi. In caso optate per la coppa più piccola della taglia successiva alla vostra.

Per quel che riguarda il modello, invece, due sono i consigli fondamentali:

Coloro che hanno un seno abbondante devono assicurarsi che la fascia sottoseno fornisca un sostegno adeguato. Sta poi al busto personale scegliere una coppa con o senza il ferretto. Ricordate, però, che le coppe con doppie cuciture aiutano a dare una forma più tonda.

Seno piccolo. A volte sono dolori, ma è meglio un seno piccolo e ben modellato che un reggiseno che appena vi muovete dimostra impietosamente che non lo riempite. Scegliete quindi bene la coppa, imbottita, preformata, elasticizzata o push up ma ricordatevi che deve migliorare la vostra forma naturale non stravolgerla.

martedì 6 dicembre 2011

Raw Food


Il crudismo è una filosofia alimentare che non contempla alcun tipo di cottura: gli alimenti così mantengono tutte le loro proprietà originarie

Cottura a 0 gradi, o, in inglese, raw food. Che si tratti di carne, pesce o verdure, gli adepti del crudismo accettano di consumare questi alimenti solo a patto che la loro temperatura non superi i 47°, e cioè la soglia in cui la loro struttura molecolare si modifica. In verità, alla categoria raw food appartengono alcuni alimenti che consumiamo spesso: le insalate, le macedonie di frutta, e il sashimi o il carpaccio di carne.

Il raw food però è praticato soprattutto da vegani, che rifiutano quindi gli alimenti di origine animale, e non ne consumano nemmeno i derivati, per ragioni etiche; non a caso il raw food viene definito anche “living food” in quanto fino a che non sparisce nella bocca di una persona non viene modificato.

HAMBURGER RAW FOOD

Utilizzando un frullatore potente, riducete in polvere tre cucchiai di semi di lino, e in seguito mescolateli con sei cucchiai d’acqua; versate la salsa in una zuppiera e mettetela da parte.

In un altro recipiente mischiate una carota frullata con una tazza di semi di girasole, anch’essi macinati, e con ½ tazza di sedano tritato, 6 cucchiai di cipolla sminuzzata , 2 peperoni frullati, una grande manciata di prezzemolo tagliuzzato finemente e infine mescolate il tutto con due cucchiai di tamari ( una sorta di salsa di soia). Unite questo composto alla salsa di semi di lino e acqua e continuate a mescolare, fino ad ottenere un pappone denso. Se mescolare risulta difficoltoso, allungate il tutto con acqua, per rendere la pasta ottenuta più uniforme.

Formate ora delle polpettine dello spessore di un centimetro, rotonde con delle mani; disponetele in un essiccatore sopra un foglio di carta da forno e tiratele fuori solo dopo circa quattro ore o più. Se volete potete accompagnare questi mini hamburger con una salsa di pomodoro (ovviamente cruda!), disponendoli sopra a foglie di cavolo fresche.

E Buon Appetito!

lunedì 5 dicembre 2011

L'Albero Di Natale


L'8 Dicembre sta per arrivare ed è già ora di comprare l'albero di Natale e gli addobbi... Che bello!!!!!! Come ogni anno però ci troviamo dinanzi ad un dilemma: albero vero o albero finto?

Per anni si è pensato che l’albero di plastica fosse la soluzione ideale per ridurre il nostro impatto sull’ambiente e per risparmiare; spesso però questi finti abeti sono realizzati con materiali nocivi, difficili da smaltire,e il loro stesso trasporto causa molto inquinamento (la maggior parte proviene dalla Cina). Costano di meno, è vero, ma solo se avete intenzione di acquistare qualcosa che ricorda più un ombrello verde che un albero : quelli più realistici invece costano molto, ma molto di più di un abete vero e proprio.

Sceglietene dunque uno vero, magari piccolino, e con le radici: trascorso il Natale potrete ripiantarlo nel vostro giardino, se ne avete uno, oppure in un grande vaso da tenere in balcone; se ne avrete cura, potrà reggere due- tre anni. E le decorazioni? Riscopriamoci tradizionali, approfittando dei doni autunnali della natura: noci, arance, mele saranno meravigliose appese con nastrini ai rami degli alberi! Se però ci tenete a far sbrilluccicare il vostro alberello, potete spruzzare con bombolette spray di colore dorato e argenteo pigne e foglie, da appendere qua e là. Se sapete lavorare a maglia, gli angioletti e i piccoli babbo natale di cotone sono la decorazione più chic.

Un’idea originale ed economica è questa: realizzate piccoli cubi di cartone, e su ciascun lato appiccicate una foto della vostra famiglia; appendete poi il cubo con un nastrino. Oppure potete realizzare con la pasta di sale o con la creta i personaggi del presepe. Meravigliosi sono gli alberi decorati con gli origami, quelle delicate statuette di carta giapponesi: su youtube trovate numerosi tutorial per realizzarli, poi basterà bucarli da un lato, infilare un cordoncino ed appenderli ai rami!

Insomma, affinché un albero di Natale sia bello da guardare, deve essere personalizzato: non cercate di emulare quelli che si vedono nei centri commerciali o nelle hall degli hotel, pieni di palle e festoni lucidi e colorati sì, ma sempre uguali… fate largo alla vostra fantasia!

Buon Addobbo e Buon Natale a tutti!!!!!!!!!!

domenica 4 dicembre 2011

Le Vitamine


Le Vitamine più utili al nostro benessere sono 8 e si trovano in frutta, verdura e carne. Riportiamo qui di seguito l'elenco e una breve descrizione delle principali caratteristiche.

Vitamina A (retinolo): si trova in aglio e albicocche, in tanta altra frutta e verdura e nell’olio di fegato di pesce. E’ una grande amica della pelle, perché La vitamina A è in grado di neutralizzare l'ossigeno singoletto, la molecola che dà origine ai radicali liberi, che invecchiano l’epidermide.

Vitamina B2: la riboflavina è la vitamina preferita dagli sportivi, perché è una sostanza che viene immaganizzata dai muscoli per essere consumata durante l’attività fisica. E’ essenziale per la vista e la salute di pelle, unghie e capelli. Si trova nel lievito di birra, nel fegato, nel latte.

Vitamina B3: anche questa vitamina è essenziale contro l’invecchiamento cutaneo; essa infatti regola il film idrolipidico dell’epidermide, mantenendone costante l’idratazione, per una pelle elastica e tonica. Inoltre, ha un effetto disintossicante, e favorisce la digestione degli alimenti. Si trova nelle arachidi, nel tonno, nel lievito di birra.

Vitamina B5: combatte stress e stanchezza, permettendoci di vivere più a lungo e meglio. Questa vitamina si trova nei piselli, nelle lenticchie, nelle uova.

Vitamina C: è una guerriera contro il rilassamento cutaneo. Assicura una densità ottimale del collagene nel derma, per un viso luminoso, giovane. Oltre, ovviamente, a prevenire raffreddori e influenze, non rinunciate mai alla vostra fresca spremuta d’arancia la mattina!

Vitamina E : la sua attività antiossidante contro l’effetto nocivo dei radicali liberi permette l’ossigenazione delle cellule dell’epidermide. La Vitamina E combatte i raggi del sole, lo smog, lo stress, tutto quello che secca e rovina la morbidezza della tua pelle. Si trova nelle noci, nei cereali integrali,nei pomodori, nell’avocado.

Vitamina Q: questo coenzima contrasta l’invecchiamento, regalandoci forza ed energia; con l’avanzare dell’età, la sua efficacia diminuisce, è quindi necessario consumarla in grandi quantità sotto forma di alimenti (arachidi, sardine,manzo) o integratori.

Acido folico: essenziale in gravidanza, per la salute del nostro bambino; l’acido folico infatti previene malformazioni nel sistema nervoso e nella struttura ossea del feto. Si trova nei broccoli, negli spinaci, nell’insalata, nei fagioli.

giovedì 1 dicembre 2011

Lo Zenzero

La pianta dello zenzero, nome scientifico Zingiber officinalis, ha origini asiatiche ed appartiene alla famiglia delle Zingiberaceae; la parte che viene utilizzata, sia a scopo alimentare che a scopo curativo per la salute dell'organismo umano, è la radice, dal sapore particolarmente piccante e amaro.

Le proprietà ed i benefici dello zenzero erano già noti alle popolazioni dell'antichità; attualmente in India e Cina lo zenzero viene utilizzato prevalentemente per insaporire cibi, soprattutto a base di carne. In occidente invece, la polvere di radice di zenzero viene venduta come medicinale nelle farmacie sotto forma di capsule.

Nella cultura araba invece, a questa radice vengono attribuite proprietà afrodisiache, mentre in Africa lo si utilizza come rimedio contro le punture delle zanzare; tuttavia lo zenzero è divenuto famoso in tutto il mondo grazie all'uso che se ne fa in cucina.

Gli usi della pianta di zenzero a scopo terapeutico sono molteplici: da lungo tempo si conoscono le sue proprietà per combattere gli stati di nausea e di vomito; il tè ottenuto da questa pianta è invece in grado di prevenire e curare il raffreddore; oltre a rilasciare un effetto di calore e benessere lo zenzero è anche in grado di sciogliere il muco nelle vie respiratorie e a liberare i reni, facilitando così la respirazione.

E' proprio contro le malattie da raffreddamento, che lo zenzero si rivela davvero efficace: oltre a conferire immediatamente sensazione di calore e benessere prolungato, riesce a sciogliere il muco nelle vie aeree, a liberare i bronchi, facilita la respirazione, limitando la sgradevole sensazione di oppressione e costrizione, tipica dei malesseri da raffreddamento.

Ancora, si rivela davvero utile nei casi di asma allergica, tosse con catarro, rinite ed ostruzione nasale.

Inoltre, è utilissimo rimedio per contrastare la spiacevole sensazione di brivido e freddo nelle ossa, che spesso ci assale a sera, per alleviare cefalea e malessere dovuti ad influenza ed i vari dolori osteo-articolari, connessi alle sindromi da raffreddamento.

Per dire stop al raffreddore. Provate a grattugiare un po’ di zenzero nella vostra minestra bollente, o nelle vostre tisane giornaliere: il freddo ed il senso di costrizione scomparirà nel giro di un paio di giorni.

Contro gli stati influenzali. Se accusate dolori alle ossa, brividi frequenti, mal di testa e tosse persistente, provate 3-4 fette di zenzero lasciate in infusione, per circa 10 minuti, in mezzo litro di acqua bollente.
Per un effetto tonificante, che vi libererà dal senso di malessere dell’influenza, aggiungete due cucchiaini di miele caldo; vi sentirete immersi da una piacevole e confortante ondata di caldo, che vi farà riprendere assai velocemente dallo stato di debolezza ed affaticamento generale.

Laringiti, tosse e prurito alla gola. Potete scegliere di bere ogni giorno un bicchiere di succo fresco di zenzero, oppure sciogliere 20 gr di polvere secca in una tisana bollente giornaliera.

In cucina lo zenzero viene usato non solo per insaporire le pietanze, ma anche per renderle più digeribili dal nostro organismo; studi recenti condotti dalla Georgia State University hanno dimostrato che l'assunzione di zenzero è in grado di apportare benefici ai dolori muscolari derivanti da attività sportiva o lavorativa. Non solo, pare che questi benefici lenitivi del dolore si estendano anche all'apparato digerente.
Molti dei suoi effetti benefici sono attribuibili al gingerolo, l'olio essenziale derivato dalla radice.
Altri benefici secondari: stimola la sudorazione, contrasta la tosse, facilita l'espulsione di scorie dall'organismo, e aiuta a mantenere la temperatura del corpo costante.
La radice fresca può essere riposta in un sacchetto di carta ad uso alimentare e messa in frigorifero; in questo modo può essere conservata per diverse settimane. Quello secco o in polvere deve invece essere conservato in un contenitore a chiusura ermetica e possibilmente in un luogo buio e fresco.

Le calorie fornite da 100 grammi di parte edibile sono pari a 80.

mercoledì 30 novembre 2011

Come lavare la caffettiera


Noi italiani, amanti spregiudicati del caffè, amiamo alla follia la nostra caffettiera, amica dei nostri risvegli e strumento per preparare la cosa migliore che ci può capitare al nostro risveglio: un bel caffè!

Per poter fare dei buonisimi caffè, la caffettiera ha bisogno di particolari accorgimenti.

Essa non deve essere mai lavata con detersivo (quello comunemente usato per piatti e stoviglie) o con altri prodotti chimici: i residui di questi ultimi possono infatti rimanere al suo interno e, oltre a rovinare la moka, possono alterare il gusto del caffè rendendolo addirittura nocivo. In alternativa a ciò, si può utilizzare l’aceto. Per pulire al meglio la caffettiera, e quindi conservarla, basta smontarla in ognuno dei suoi componenti, e immergere i “pezzi” in un pentolino pieno di acqua e aceto.
Dopo aver preparato il tutto, bisogna porre il recipiente su un fornello e portare ad ebollizione il liquido (nel quale sono immersi i componenti) presente in esso. In tal modo, oltre a un’ottima pulitura della moka, la caffettiera avrà una conservazione migliore e duratura

Gomma da masticare nemica dei nostri vestiti


A chi non è mai capitato di sedersi su una panchina e ritrovarsi attaccata ai pantaloni o al cappotto una gomma da masticare? E quanti di voi sanno come si fa a rimuoverla? Sicuramente tutti ci abbiamo provato a rimuoverla, ma i ns sforzi, spesse volte, sono stati vani e cmq, anche nel migliore dei casi, non siamo mai riusciti a rimuoverla del tutto!

In commercio esistono diversi prodotti al riguardo, ma la maggior parte di essi risulta inefficace. In altre occasioni, il chewing gum viene eliminato, lasciando però un alone sul tessuto. Un rimedio economico ed efficace per rimuoverlo è quello di utilizzare il ghiaccio. Basta poggiare sulla gomma da masticare alcuni cubetti di ghiaccio e premere per alcuni minuti.
In tal modo il chewing gum, diventato duro, sarà facilmente eliminabile dal tessuto, senza lasciare alcuna macchia, e soprattutto senza scolorire la parte interessata.

martedì 29 novembre 2011

Come combattere il freddo


L'inverno è ormai alle porte!

Sperando di farvi cosa gradita, riportiamo qui di seguito alcuni suggerimenti utili x affrontare il gelo invernale. Se utilizzate dei modi diversi x combattere il freddo, non esitate ad aggiungerli nei vs commenti!

1. Cercate di mantenere stabile la temperatura dell’ambiente in cui vi trovate: quella ottimale, per chi sta svolgendo un’attività sedentaria, è tra 19 ed i 22 gradi, mentre è tra 17 ed i 19 per chi si muove e svolge attività fisica.

2. Abbiate cura degli strumenti per riscaldare gli ambienti: effettuate controlli periodici delle vostre stufe, al fine di evitare i gravi incidenti dovuti al monossido di carbonio, pulite ogni primavera la canna fumaria del vostro camino ed affidatevi ad una ditta specializzata per quel che riguarda le vostre caldaie.

3. Fate attenzione a porte e finestre, affinchè siano perfettamente isolate. Inoltre eliminate gli spifferi con nastri adesivi specifici o con altri prodotti (chiedete presso ditte che vendono prodotti di ferramenta o per l’edilizia).

4. Evitate di uscire nelle ore più fredde del giorno, come al mattino presto e al calar del sole; devono prestare una particolare attenzione coloro che soffrono di malattie cardiovascolari.

5. Usate indumenti adatti, che possano vestirvi “a cipolla”, così da permettervi di spogliarvi non appena lo riterrete necessario. Indossate anche sciarpa, guanti, cappello e ricordate la protezione per le labbra!

6. Cercate di svolgere attività fisica con regolarità, preferendo le lunghe passeggiate, camminando a passo celere.

7. Mangiate in prevalenza cibi caldi, come minestroni di verdure e cominciate la giornata con un’abbondante colazione per avere il giusto apporto calorico ed iniziare al meglio la giornata.

8. Prestate attenzione a bambini ed anziani: seppur per motivi molto diversi, sono le categorie più a rischio quando si presentano temperature molto basse. Coprite sempre il petto, la gola e la testa, senza dimenticare le mani ed i piedi, usando magari anche calzettoni imbottititi.

Prevenire e curare il raffreddore


Il raffreddore è causato da un virus che si chiama Rhinovirus.
Si tratta di un'affezione infettiva, generalmente non grave, delle prime vie respiratorie e in particolare del naso e della gola. I sintomi del raffreddore comune comprendono starnuti, produzione abbondante di muco, congestione nasale; catarro e mal di gola; tosse; mal di testa; sensazione di stanchezza. E' molto comune, soprattutto nei mesi invernali, e colpisce adulti e bambini. Il raffreddore comune è distinto dall'influenza, che è un'infezione virale più seria del tratto respiratorio, caratterizzata dall'insorgenza di ulteriori sintomi quali un rapido innalzamento della temperatura, brividi di freddo, dolori muscolari. Per quanto il raffreddore comune in sé non sia generalmente rischioso per la vita del paziente, le sue complicazioni (quali la polmonite) possono esserlo.

Come prevenire il raffreddore

Nei casi di persone anziane, particolarmente debilitate o con ridotte difese immunitarie, il metodo più efficace in assoluto per la prevenzione del raffreddore comune, è quello evitare, nei periodi di maggior diffusione del virus, ogni contatto con altre persone o luoghi frequentati da altre persone; per la sua cura, invece, l'isolamento non è una misura effettivamente risolutiva. Come per tutte le malattie infettive la prima regola è inoltre, l'igiene quotidiana dei luoghi e della persona, e la frequente pulizia della mani.

Come curare il raffreddore

Spesso la risposta al raffreddore comune proposta ad individui non immunodeficitari è solamente un trattamento sintomatico o palliativo che consiste in: antistaminici, medicinali per alleviare la tosse, disinfettanti per la bocca e gola, liquido salino per alleviare la congestione del muco nasale, riposo e assunzione di liquidi per mantenere l'idratazione (escludendo caffè, coca-cola ed alcolici che invece aumentano la disidratazione).
A volte per curare il raffreddore si fa uso di antibiotici e/o antivirali.
Volendo pensare a metodi naturali, si può pensare a dei semplici suffumigi, che consistono nell'inalazione di vapore acqueo caldo, cosa che pare curare o alleviare il raffreddore comune secondo alcune culture tradizionali.
Per quanto riguarda poi la vitamina C, il ruolo dell'acido ascorbico nel prevenire o addirittura curare il raffreddore comune è stato dibattuto a lungo.
Di recente si è poi scoperto che lo zinco abbrevia la durata e riduce la severità dei raffreddori comuni.

mercoledì 9 novembre 2011

Le Calze


La cellulite, la pelle a buccia d’arancia, le vene in evidenza, a pelle troppo chiara se ancora non siamo abbronzate. La bella stagione ci mette in crisi quando si tratta di scoprire le gambe. Poi, fortunatamente, arriva l’inverno con le sue calze coprenti: nere, blu, marroni, ma anche coloratissime o fantasia. In microfibra o di filo, lisce o lavorate con le maglie più diverse. Un ottimo modo per dare sprint e personalità al nostro look ma anche per mascherare qualche difettuccio sentendoci libere di osare un po’ di più in fatto di lunghezze.

Tutto questo fino a che il duo più glam del momento ha deciso di rovinarci la festa: le sorelle Midlleton stanno lavorando sodo per riportare in auge le calze velate, anzi, le tanto temute calze color carne, più o meno lucide, ma comunque invisibili. Complice un mondo dello spettacolo che grida vintage sempre più le sorelle sempre sotto i riflettori stanno rivoluzionando la moda per le nostre gambe a colpi di bon ton. Un effetto a catena che prima ha colpito i vip, da Beyoncé a Carla Bruni passando per la nostrana Beatrice Borromeo, e ora, inevitabilmente sta arrivando anche a noi comuni mortali, al punto che in Inghilterra è già scoppiata la mania, come testimoniano i dati di vendita divulgati dal grande magazzino Debenhams e dal celebre Marks & Spencer, dove la vendita di collant 10 denari color carne ammonta a circa dieci paia l’ora.

Effettivamente bisogna ammettere che se ben indossate queste calze donano un tocco chic ed elegante. Gonne o abitini al ginocchio, decollete dal tacco non eccessivo o ballerine, colori pastello o tinte classiche come il nero o blu navy e il gioco è fatto. Troppo serio per i vostri gusti? Giocate con un accessorio, come una spilla o una collana, con il trucco (una bocca rosso fuoco renderebbe sexy anche la più castigata delle mise) o con un’acconciatura un po’ spettinata e sbarazzina.

Non è però detta l’ultima parola: le collezioni di Calzedonia, Tezenis, H&M e Golden Point offrono ancora un’ampia scelta di calze di maglia e di microfibra, per donne sprint, allegre, che vogliono osare. Per donne a cui il look da principessa bon ton piace, ma non tutti i giorni. Tranquille allora: i vostri difettucci possono restare nascosti ancora per qualche mese!

martedì 8 novembre 2011

I Leggins


I Leggings sono un tipo di indumento aderente, indossato sulle gambe. Originariamente si trattava di due capi separati, indossati uno per gamba.

Nell'utilizzo contemporaneo del termine, si fa riferimento ad un particolare tipo di indumento, aderente e spesso elasticizzato, che copre dal bacino fino alle caviglie. Erroneamente oggi vengono accumunati ai pantaloni, ma non lo sono. A differenza dei collant, i leggings non hanno quasi mai i piedi, e nella maggior parte dei casi non sono assimilabili alla biancheria intima (come invece accade per calze e collant).

Solitamente sono realizzati in lycra, o in misti di nylon e cotone o poliestere, ma esistono anche modelli realizzati in lana o seta. Dal 1800 fino agli anni sessanta i leggings hanno trovato ampio utilizzo nel campo militare, indossati al di sotto dei pantaloni della divisa, per proteggere le gambe dei soldati.

Negli ultimi anni ne sono stati prodotti di diversi modelli anche con tessuti particolari come i liquid leggings che risultano molto lucidi (tipo latex).

L'utilizzo dei leggins è particolarmente diffuso tra le giovani generazioni contemporanee. Essi sono spesso indossati con maxi pullover o mini dress e vengono accoppiati a scarpe di ogni tipo e anche agli stivali.

lunedì 7 novembre 2011

La Pet Theraphy

Il termine "Pet Therapy ' fu coniato dallo psichiatra infantile Boris Levinson negli anni '50-'60. Esso deriva dall’unione di due termini: Pet (animale domestico) e Therapy (terapia o cura). L'espressione Pet Theraphy può essere quindi tradotta come “Terapia aiutata dagli animali” o “Uso terapeutico degli Animali da Compagnia (Ufac)”. Con "Pet Therapy" si intende l' utilizzo del rapporto essere umano-animale in campo medico e psicologico.

Per tanti anni la Pet Care è stata snobbata o circondata da un velo di scetticismo. Negli ultimi anni la pet therapy non solo è stata riconosciuta dal Ministero della Salute italiano come una terapia a tutti gli effetti, ma sta via via prendendo piede anche negli ospedali.

La Pet Theraphy si divide in:

A.A.A. Le Attività Assistite con Animali consistono in interventi di tipo educativo-ricreativo e di supporto psico-relazionale, finalizzati al miglioramento della qualità di vita di varie categorie di utenti (bambini, soggetti portatori di handicap, pazienti ospedalizzati, pazienti psichiatrici, anziani, detenuti) e realizzati mediante animali in possesso di adeguate caratteristiche. Non essendo attività con valenza di tipo terapeutico, non è necessaria una specifica prescrizione medica. Tuttavia è comunque opportuna l’indicazione da parte di un professionista del settore sanitario o educativo che abbia in carico il soggetto destinatario dell’intervento. Le AAA vengono progettate dalla EPP ed effettuate dalla EO (fonte: estratto dalle Linee Guida Regionali relative agli interventi assistiti dagli animali D.G.R.V. n. 4130 del 19/12/2006 e della Legge Regionale del Veneto n. 3 del 3/01/2005).

T.A.A.
Le Terapie Assistite con Animali sono interventi individualizzati sul paziente, utilizzati a supporto delle terapie tradizionali (e pertanto definite co-terapie), per la cura della patologia di cui egli è affetto e sono praticati mediante animali appositamente educati. Esse sono finalizzate al miglioramento di disturbi della sfera fisica, motoria, psichica, cognitiva o emotiva. Sono progettate sulla base delle indicazioni sanitarie e psico-relazionali fornite dal medico e/o dallo psicologo di riferimento del paziente e prevedono precisi obiettivi ed indicatori di efficacia (fonte: Estratto dalle Linee Guida Regionali relative agli interventi assistiti dagli animali D.G.R.V. n. 4130 del 19/12/2006 e della Legge Regionale del Veneto n. 3 del 3/01/2005)

Animali coinvolti nella pet therapy

L'E.P.P. individua l'animale corretto per il singolo paziente in base alle preferente personali, alle capacità psico-fisiche, all'analisi delle eventuali fobie specifiche, alle allergie ed in base alla risposta emotiva nelle prime sedute. Ad esempio nel caso si dispongano di più cani si dovrà definire l'abbinamento cane-paziente tenendo conto della taglia del cane, dell'indole, del tipo di pelo...

Nella pet therapy è possibile utilizzare anche altri animali come:

gatti (solitamente nelle a.a.a.)
cavalli (Ippoterapia)
asini (Onoterapia)
delfini (Delfinoterapia)
altri animali domestici

La Minigonna


La minigonna, detta anche mini, è un tipo di gonna con l'orlo inferiore che arriva molto sopra le ginocchia, la cui lunghezza è comunque variabile a seconda dei modelli.

L'origine della minigonna è generalmente accreditata alla stilista britannica Mary Quant che fu ispirata dall'automobile Mini e che, a partire dalla fine degli anni cinquanta, aveva iniziato a proporre abiti sempre più corti. Il nome inglese del nuovo capo di abbigliamento era mini-skirt (skirt = gonna).

Tuttavia la vera origine è dibattuta e contesa da altri stilisti.

In Francia il designer André Courrèges è spesso citato come inventore della mini-jupe, e non c'è accordo su chi l'abbia inventata per primo.

Altri l'attribuiscono invece a Helen Rose, che produsse alcune minigonne per l'attrice Anne Francis nel film di fantascienza Il pianeta proibito (Forbidden Planet) del 1956.

La minigonna divenne popolare dagli anni sessanta e subì molte modifiche nel corso dei secoli.

Durante i suoi decenni di esistenza è stata più volte dichiarata morta sia da critici di moda che da diversi stilisti ma, seppur con diverse variazioni nella sua diffusione, il capo è rimasto in uso in molti paesi del mondo ininterrottamente dal momento della sua creazione ad oggi.

Introduzione


Il termine moda deriva dal latino modus, che significa maniera, norma, regola, tempo, melodia, ritmo, tono, moderazione, guisa, discrezione.
Nei secoli passati, l'abbigliamento alla moda era appannaggio delle sole classi abbienti soprattutto per via del costo dei tessuti e dei coloranti usati, che venivano estratti dal mondo minerale, animale e vegetale. Prima dell'Ottocento, l'abito era considerato talmente prezioso che veniva elencato tra i beni testamentari. I ceti poco abbienti erano soliti indossare solo abiti tagliati rozzamente e, soprattutto, colorati con tinture poco costose come il grigio. A questi aggiungeva scarpe in panno o legno. Non potendo permettersi il lusso di acquistare abiti nuovi confezionati su misura, tali classi ripiegavano spesso sull'abbigliamento usato.
Il termine moda compare per la prima volta, nel suo significato attuale, nel trattato La carrozza da nolo, ovvero del vestire alla moda, dell'abate Agostino Lampugnani, pubblicato nel 1645.

domenica 6 novembre 2011

Musicoterapia: La Hit Parade della salute

Due noti musicoterapeuti francesi, Max Mareaux e Léon Bence, hanno individuato alcuni brani classici dagli effetti benefici.

1. Ravel – il “Bolero” stimola le capacità di coordinamento motorio
2. Beethoven – aiuta in caso di terapie di disintossicazione e/o prevenzione dagli stupefacenti
3. Haendel – stimola la socialità e controlla l’aggressività.
4. Vivaldi – il “Concerto grosso in Re maggiore” (Opera 3, n.9) incrementa il livello di energia dell’organismo.
5. Rachmaninov – i “Concerti per piano” fanno cessare gli eccessi legati alla cattiva educazione.
6. Berlioz – il Quinto Movimento della “Sinfonia fantastica” incrementa il livello di energia dell’organismo.
7. Mozart – il “Requiem” favorisce la concentrazione; ricercatori dell’Università di Irvine (California, Usa) hanno scoperto che la sonata a quattro mani per due pianoforti K448 fa aumentare temporaneamente il livello di intelligenza.
8. Wagner e Verdi – aiutano in caso di insicurezza e depressione.
Tutta la musica medievale – favorisce il rilassamento profondo e aiuta a superare gli stati di angoscia.
9. Sibelius e Tchaikowsky – aumentano pazienza e capacità di sopportazione in situazioni di disagio.
10. Schubert – la sinfonia n.5 allenta le tensioni muscolari.
11. Chopin – i notturni (in particolare: opera 9, n.1 e 3; opera 15, n.22; opera 27, n.2; opera 32, n.1; opera 62, n.1) combattono l’insonnia.

Lo sport riduce l'appetito

Secondo degli studi recenti, a differenza di quanto si possa pensare, l’attività fisica non fa venire fame ma la riduce. Muoversi aiuta quindi a dimagrire.

La sorprendente notizia arriva al termine di uno studio scientifico condotto dai ricercatori della prestigiosa università statunitense Johns Hopkins di Baltimora, presentato di recente durante la conferenza annuale della Society for the Study of Ingestive Behavior (SSIB).

Secondo l’indagine, l'esercizio fisico, influenzando gli ormoni intestinali che regolano l'assunzione di cibo, riduce l'appetito e aiuta a perdere peso. La ricerca, condotta su due gruppi di topi, ha dimostrato che l'intestino dei topi "sportivi" rilasciava, durante il pasto, un elevato livello di amilina - un ormone che inibisce l'assunzione di cibo - che li portava a saziarsi prima rispetto agli altri.

Lo studio dimostra che l'esercizio fisico controlla il peso corporeo modificando il modo in cui l'intestino rilascia gli ormoni che regolano l'assunzione di cibo.

Il Metodo Pilates

1.Che cos'è?
Sviluppato nel 1920 dal famoso trainer Joseph Pilates, il Metodo Pilates è un sistema di allenamento focalizzato sul miglioramento della fluidità dei movimenti, della forza in tutto il corpo, senza creare un eccesso di massa muscolare; un sistema quindi in antitesi con il body building tradizionale. Ma il metodo Pilates non è solo esercizio fisico, è anche coordinamento fisico e mentale, svolto con attrezzi studiati appositamente e sotto la supervisione di allenatori specializzati.

2.Principi del Metodo Pilates:
CONCENTRAZIONE
Attenzione nell'eseguire gli esercizi, ad ogni singolo movimento e a tutti gli aspetti del corpo.

CONTROLLO
Controllo non solo del movimento specifico che si sta eseguendo, ma anche della postura, della posizione della testa, degli arti, del bacino e perfino delle dita dei piedi.

STABILIZZAZIONE DEL BARICENTRO
Stabilizzazione del baricentro attraverso un lavoro ed esercizi particolari nelle regione addominale, lombare e dorsale. Rafforzamento del "centro del corpo".

FLUIDITA' DEI MOVIMENTI
Sviluppare fluidità e controllo dei movimenti per ottenere "armonia".

PRECISIONE
Esecuzione precisa dei movimenti tramite il controllo per migliorare il bilanciamento del tono muscolare

RESPIRAZIONE
Respirazione coordinata con i movimenti, fluida e completa

3.Benefici del Metodo Pilates:
- migliora la forza ed il tono muscolare senza aumentare troppo la massa muscolare
- migliora la postura
- favorisce un ventre piatto
- migliora la fluidità dei movimenti
- diminuisce l'incidenza del mal di schiena, perché tende a rafforzare molto i muscoli nella parte centrale del corpo
- contribuisce a dare sicurezza di sé e a ridurre lo stress

lunedì 31 ottobre 2011

Il melograno: Un talismano naturale

Il melograno è una pianta originaria della Persia, che Ippocrate considerava un vero e proprio rimedio medico, date le sue proprietà e virtù. Per questo nella tradizione greca il frutto della melagrana è talmente importante da essere considerato un talismano portafortuna, che si regala per augurare benessere e salute.

La melagrana, nota per i suoi effetti benefici sulla pelle, è un frutto ricchissimo di vitamine e flavonoidi, che hanno proprietà antiallergiche e antinfiammatorie. Il frutto è anche un potente antiossidante, ed è per questo che numerose ricerche lo indicano come un rimedio naturale per prevenire il cancro e per contrastare lo stress ossidativo dovuto al metabolismo.

Per la sua ricchezza, è un alleato naturale molto importante che dona benessere all’organismo e serve a prevenire malattie come l’arterioscelori e alcune patologie cardiovascolari. I nostri vicini greci ne bevono il succo per assorbirne le molteplici proprietà e fare scudo contro le malattie, oltre che per i suoi poteri afrodiasici. Sembra che questo frutto di stagione faccia bene un po’ a tutto l’organismo, quindi assicuriamoci di mangiarne il più possibile.

Cibi d'autunno

I tipici cibi autunnali sono perfetti per chi, proprio in questo periodo, in barba al malumore e alla fatica del rientro, ha deciso di mettersi a dieta o comunque rimettere ordine nella propria alimentazione. Pere, mele, uva, fichi, melograni e kaki, tipici frutti autunnali, garantiscono una "marcia in più" grazie all'apporto di vitamine e sali minerali utili per la disintossicazione e il benessere dell'organismo. In questo periodo incominciano anche a fare capolino arance e mandarini che, con il loro apporto di vitamina C, aiutano il sistema immunitario a mantenersi attivo e "in forma" per fronteggiare le insidie dei primi freddi.

Ma anche tra le verdure è un tripudio di nutrienti e colori: barbabietole, biete, broccoli, carote, cavoli cappuccio e verza, cavolini di Bruxelles, cavolfiori, cicoria, cipolle, erbette, finocchi, indivia, lattuga, pomodori a grappolo, porri, radicchi rossi, rosmarino, ravanelli, sedano, spinaci, scorzonera, valerianella, zucche e castagne sono tutti alimenti caratterizzati da un'estrema ricchezza di antiossidanti e fibre che ci aiutano a ritrovare linea e bellezza. Senza dimenticare che, come tutti i vegetali di stagione, danno maggiori garanzie per la salute: i prodotti agricoli fuori stagione, infatti, vengono coltivati in serra e non vivendo in un contesto naturale per stimolare la loro crescita sono meno ricchi di micronutrienti. L'autunno è anche la stagione per eccellenza dei funghi, ideali nelle diete perché danno sapore pur avendo un contenuto calorico irrisorio (solo 20 calorie per 100 grammi), forniscono un notevole apporto di fibre (ecco spiegato il senso di sazietà dopo averli mangiati) e il buon contenuto proteico. E poi, c'è la castagna, regina dell'autunno: 100 grammi danno 189 calorie ovvero il 20-30% di calorie in meno rispetto alla stessa quantità di pasta! Per lo stesso motivo non rinunciate ai legumi (fagioli, lenticchie, ceci, soia), perfetti come alternativa proteica, al posto della carne e del pesce, almeno due volte alla settimana. Non sapete come consumarli? Questa è la stagione più indicata per sbizzarrirsi con le zuppe!

domenica 18 settembre 2011

Come perdere una taglia

Ecco alcune semplici regole da adottare per perdere qualche chilo di troppo.

1. Usare olio extravergine d'oliva con moderazione, preferibilmente dopo la cottura dei cibi

2. Limitare la quantità di sale, preferire erbe aromatiche come basilico, timo e menta

3. Preferire succo di limone, lime o aceto di mele per condire i piatti. Evitare aceto balsamico, salse e spezie troppo piccanti

4. Limitare l'assunzione di cibi confezionati, insaccati, formaggi stagionati e carni rosse

5. Assumere giornalmente frutta e verdura

6. Bere almeno due litri di acqua naturale al giorno ed evitare bibite gassate, succhi confezionati e bevande alcoliche

7. Limitare l'assunzione di dolci e prodotti da forno come grissini, focacce, pizzette, biscotti etc. Limitare l'uso di zucchero e dolcificanti, meglio assumere piccole quantità di miele o zucchero di canna per dolcificare caffè e the.

8. Prediligere le cotture al vapore, al cartoccio, con carta stagnola in forno o in padelle antiaderenti

9. Consumare 2 spuntini al giorno, a metà mattina e a metà pomeriggio, con un frutto, un caffè o un the verde non zuccherato, oppure una fetta biscottata integrale.

Dimagrire con la corsa

Dimagrire solo con la dieta non è impresa da poco, soprattutto per chi, per questioni di lavoro, è costretto a stare seduto diverse ore al giorno. Una valida soluzione per non rendere la dieta troppo restrittiva è la pratica di uno sport: la corsa è lo sport più semplice e alla portata di tutti ed è quello che ottimizza maggiormente il rapporto "tempo/risultato".

Correre per dimagrire
La corsa può essere utile sia durante la fase di dimagrimento sia durante la fase successiva di "mantenimento". Nella prima fase aiuta a dimagrire più velocemente e facendo meno fatica; nella seconda fase (che è spesso critica per la mancanza delle forti motivazioni che di solito caratterizzano la prima fase) aiuta a mantenere il peso senza sacrifici a tavola.

Correre aiuta a dimagrire perché durante l'attività fisica si bruciano molte calorie. La corsa è alla portata di tutti, ma prima di iniziare è bene verificare con il proprio medico che non ci siano particolari controindicazioni; per evitare problemi alle articolazioni è bene non correre se si è in forte sovrappeso (dimagrire con la cyclette potrebbe essere una valida alternativa per perdere i primi chili).

Corsa lenta per bruciare i grassi
Spesso si sente dire che per bruciare i grassi bisogna correre lentamente. In realtà durante la corsa si brucia sempre un mix di carboidrati e di grassi. È vero che più si corre veloce e più la "miscela" è composta in prevalenza da carboidrati, ma il consiglio è in ogni caso fuorviante, in quanto la cosa importante è quante calorie si consumano, non quanti grassi si consumano.

Pensare di correre piano per bruciare più grassi è come pensare di dimagrire mangiando meno grassi! Se poi si esagera con gli zuccheri si ingrassa comunque! La cosa importante per dimagrire è il bilancio energetico, cioè la differenza tra le calorie assunte con l'alimentazione e quelle bruciate con l'attività fisica e il metabolismo.

Correndo velocemente si bruciano più calorie per unità di tempo, non importa se si consumano carboidrati o grassi! Anche consumare carboidrati aiuta a dimagrire: con il pasto successivo all'allenamento, i carboidrati, invece di essere trasformati in grassi, andranno a sostituire le scorte di glicogeno esaurite durante la corsa (per i dettagli di questo meccanismo vedere la regolazione della glicemia).

Il consiglio di correre lentamente rimane in ogni caso valido, ma per altri motivi:

•si rischiano meno infortuni e quindi si può correre più spesso;
•per chi non ha la passione dello sport, si evita un inutile stress psicologico e quindi si corre più volentieri, senza il rischio di abbandonare la corsa;
•correndo lentamente si evita in parte la stanchezza dei giorni successivi all'allenamento per cui, alla fine della settimana, è possibile percorrere più chilometri (e quindi bruciare più calorie).
Ovvio che chi ha a disposizione venti o trenta minuti al giorno dovrà cercare di correre un po' più forte, in modo da massimizzare il totale dei chilometri percorsi. Chi invece ha a disposizione due o tre ore al giorno potrà correre anche molto lentamente.

giovedì 25 agosto 2011

Il binge drinking

Abusare di alcol è già di per sé un rischio. Se poi si beve lontano dai pasti, per giunta senza avere un’età adulta che renda più consapevoli dei pericoli di esagerare con gli alcolici, è ancora peggio. In Italia i bevitori a rischio sono più di 9 milioni. Uno su tre pratica il “binge drinking”, almeno una volta la settimana. E comincia a bere alcol molto prima, rispetto al passato: almeno mezzo milione di minorenni che sono consumatori abituali. È la più recente fotografia sul consumo di alcol in Italia scattata dal Ministero della Salute.



Il binge drinking

Spaventa in particolare il boom di un comportamento a rischio non tipico della nostra tradizione: l’ubriacatura lontano dai pasti. Gli anglosassoni lo chiamano binge drinking, consiste nel bere ripetutamente in modo compulsivo fino a perdere il controllo di sé e ubriacarsi. Fra i consumatori di alcol, in Italia il 26% lo fa ogni giorno (un dato doppio rispetto alla media europea), il 14% lo fa da 4 a 5 volte a settimana (valore più alto in Europa) e il 34% pratica il binge drinking almeno una volta a settimana (contro il 28% della media europea). Il binge drinking è diffuso soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (22,1%) e di 25-44 (16,9%).



Si comincia sempre prima

Per quanto riguarda i giovani, la bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche è l'aspetto di maggiore debolezza del nostro Paese nel confronto con l'Europa (in media 12,2 anni di età, contro i 14,6 della media europea). Nel 2008 il 17,6% dei giovani di 11-15 anni ha consumato bevande alcoliche, in un'età al di sotto di quella legale per la somministrazione e per la quale il consumo consigliato è pari a zero. Tra i giovani di 18-24 anni di entrambi i sessi ha consumato bevande alcoliche il 70,7%, con una prevalenza superiore alla media nazionale. In sostanza, sono a rischio mezzo milione di minorenni, un ragazzo su cinque e una ragazza su sette.



Bere alcol fuori pasto

La tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è il consumo fuori pasto, che ha riguardato nel 2008 il 31,7% dei maschi e il 21,3% delle femmine di età compresa fra gli 11 e i 24 anni. Nella stessa fascia di età, il 13,2% dei maschi e il 4,4% delle femmine ha praticato il binge drinking nel corso dell'anno. In particolare, tra i giovanissimi di età compresa tra i 14 e i 17 anni la bevuta fuori pasto ha conosciuto dal 1995 al 2008 un vero boom, passando dal 12,9 al 22,7% tra i maschi e addirittura dal 6 al 14,4% tra le femmine. E i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano ormai il 10% degli utenti in trattamento nei servizi alcologici territoriali del Servizio sanitario nazionale.

Lo stomaco "brontola"? Vuol dire che stai bene!

Ammettiamolo: è una delle situazioni più imbarazzanti. Ci troviamo in mezzo ad altre persone, in un contesto silenzioso abbastanza da far sì che tutti possano perfettamente sentire il nostro stomaco che non smette di “brontolare”. Dite la verità, quante volte avete pensato – in un’occasione come questa – “ah, quanto pagherei per conoscere un modo per fermarlo…”?



Perché lo stomaco fa rumore



Cerchiamo di capire anzitutto il motivo per cui lo stomaco fa rumore. Tutto dipende dalla peristalsi, quella fase del processo digestivo durante cui diverse ondate di contrazioni muscolari spingono il cibo ingerito dallo stomaco giù verso l’intestino, e ancora oltre. Nel corso della peristalsi, l’apparato gastrointestinale secerne anche succhi gastrici e altri liquidi che formano, insieme con il cibo via via in fase di in fase di digestione , il chimo. È assolutamente normale che, in questo processo finiscano racchiusi anche gas e aria. E sono proprio loro i responsabili di quel brontolare dello stomaco.

Ma allora, perché certe volte lo stomaco fa rumore anche se siamo a stomaco vuoto? Circa due ore dopo aver mangiato, il nostro organismo produce ormoni che invia come segnale di appetito al cervello. Questo a sua volta spedisce allo stomaco un segnale per far partire la peristalsi, che servirà a ripulire l’apparato digerente da eventuali residui di cibo ancora presenti. Se non ce ne sono, resteranno soprattutto aria e gas. Che provocheranno, dunque, quei rumori tanto imbarazzanti.



Rimedi contro lo stomaco che brontola



Come comportarsi, allora? Può di sicuro essere utile mangiare poco e spesso: più cibo si ha nello stomaco di frequente, meno probabile sarà il rumore fastidioso.

Altro consiglio: se avete in programma di andare in un luogo silenzioso (una cerimonia, una biblioteca…), cercate di evitare i cibi e le bevande che provocano gas come bibite gassate, legumi o verdure della famiglia dei broccoli e dei cavoli.

Talvolta lo stomaco che brontola può dipendere da patologie più serie come la sindrome del colon irritabile, ma in questi casi ci sono altri sintomi ben precisi (dolore, crampi e altri ancora). Ma deve essere ben chiaro che, se si è in salute, fare rumore con lo stomaco non è affatto segnale di problemi. Tutt’altro: vuol dire piuttosto che il nostro apparato digerente funziona come si deve.

Afa e caldo si combattono anche a tavola

Mangiare in modo adeguato quando fa caldo può aiutare a farci stare meglio. Già, ma come? La dieta anti-afa è fatta di consigli facili facili...



1) Fare il pieno di verdura di stagione, soprattutto cruda, perché con la cottura si perde parte di acqua, sali minerali e vitamine. Ottimi “passe-partout” sono il succo di pomodoro, l’insalata di lattuga o indivia, un centrifugato di carote, una spremuta di arance e limoni.



2) Conservare in modo appropriato gli alimenti, specie se deperibili come latticini, carni, dolci con creme, gelati. Dal momento dell’acquisto a quello in cui li riporrete nel frigo o freezer, deve passare il minor tempo possibile in modo da non interrompere la catena del freddo. Infatti, le elevate temperature ambientali possono favorire la proliferazione di germi che possono determinare patologie gastroenteriche anche gravi.



3) Bere tanto, almeno due litri di acqua al giorno, e preferire la frutta che contiene la maggiore quantità di liquidi (per esempio, il cocomero o l’uva).



4) Dire no alle bevande gassate e a troppi caffè, che causano perdita di liquidi anziché rimpiazzarli.



5) Non bere alcolici: sono vasodilatatori e aumentano la frequenza cardiaca. Evitare anche le bevande ghiacciate perché possono provocare congestioni. Via libera a frullati, sorbetti e gelati alla frutta, non quelli alla crema, più pesanti da digerire e che, dopo un momentaneo inganno, provocano più sete.

Caldo e afa: le regole per affrontarli meglio

A pagare le conseguenze delle ondate di calore che si susseguono durante il periodo estivo sono spesso le persone più fragili: malati, anziani e bambini. I bambini, ad esempio, rispetto agli adulti hanno una superficie corporea maggiore a confronto del volume, e hanno una temperatura di base più alta. Cosa possono fare i genitori? Prestare la massima attenzione ai propri figli, poiché i bambini sudano meno degli adulti, e quando hanno caldo hanno più difficoltà ad esprimerlo, specialmente se molto piccoli. Anche per loro viene raccomandata un'idratazione adeguata, possibilmente con acqua non troppo fredda evitando succhi di frutta, bibite gassate o contenenti caffeina. L’abbigliamento adatto: capi leggeri e fibre naturali.

Per gli anziani meglio puntare su cibi leggeri, ma bisogna cercare di combattere la tendenza, che hanno i meno giovani, di mangiare troppo poco quando arriva il caldo. Rimane fondamentale bere molto e spesso. Quanto all'aria condizionata, meglio non utilizzarla a temperature troppo basse.



Ecco nel dettaglio, cosa consigliano degli esperti:



Cosa fare quando fa caldo



Bere molto e spesso (fino a 2 litri d'acqua al giorno), anche quando non si ha sete;



Mangiare molta frutta e verdura e fare pasti leggeri;



Vestirsi con abiti leggeri, di colore chiaro, non aderenti, di cotone, lino o comunque fibre naturali;



Nelle ore più calde usare tende o chiudere le imposte;



Fare bagni o docce con acqua tiepida;



Stare il più possibile con altre persone;



Passare più tempo possibile in ambienti con aria condizionata;



Consultare il proprio medico prima di assumere integratori di sali minerali, se si assumono farmaci in maniera regolare;



Pulire i filtri dei condizionatori periodicamente (sono un ricettacolo di polveri e batteri), e regolare la temperatura a 25/27 gradi centigradi o comunque non troppo bassa rispetto a quella esterna;



Se si è affetti da diabete o ipertensione o da altre patologie che implicano l'assunzione continua di farmaci, è importante consultare il proprio medico di famiglia per conoscere eventuali reazioni che possono essere provocate dalla combinazione caldo/ farmaco o sole/farmaco.





Cosa non fare quando le temperature sono elevate



Evitare di bere bibite gassate e contenenti zuccheri;



Evitare di bere alcolici e caffè;



Evitare di consumare cibi troppo caldi;



Limitare l'uso del forno e dei fornelli;



Evitare, per quanto possibile, di uscire tra le 12 e le 17;



Evitare il flusso diretto di ventilatori o condizionatori e le correnti d'aria;

Non lasciare mai nessuno, neanche per brevi periodi, in macchine parcheggiate al sole;



Ridurre il più possibile l'utilizzo del pannolino per i bambini o analoghi per gli anziani.

mercoledì 24 agosto 2011

I luoghi pubblici più pieni di germi

Si nascondono nelle minuscole goccioline di saliva che emettiamo con un colpo di tosse o uno starnuto. Fluttuano nell’aria per posarsi ovunque. I germi sono praticamente dappertutto. E noi finiamo, più o meno consapevolmente, per esserne vettori: li raccogliamo con le mani, toccando questo o quell’oggetto, oppure le mani altrui, e li portiamo in giro per il mondo. Contribuendo a diffondere malattie e sporcizia.

Per una volta, spostiamo il discorso dall’igiene negli ambienti domestici a quella – molto difficile da rispettare – dei luoghi pubblici. Nella vita quotidiana sono tantissimi i posti a rischio virus e batteri con cui entriamo in contatto di continuo. Proviamo allora a fare un elenco di alcuni tra i più pericolosi:



I corrimano.

La pulsantiera dell’ascensore.

La maniglia del carrello della spesa.

I menu nei ristoranti.

Monete e banconote.

Gli interruttori della luce.

I contenitori di sale e pepe al ristorante.

I banconi dei buffet e degli aperitivi.

I bancomat.

Gli attrezzi in palestra.

Le fontanelle.



Strategie facili ed efficaci per difendersi dai germi

Ridurre al minimo ogni rischio, tuttavia, è meno difficile di quanto si possa pensare. Basta adottare una strategia anti-germi facile ed efficace, fatta di regole pratiche e consigli di buon senso. Vediamoli:



Lavati le mani - Più si fa, meglio è. Il tipo di sapone (tradizionale o antibatterico) non è poi così determinante, basta farlo con cura e molto spesso. Per esempio prima di cucinare, di mangiare, di mettere le lenti a contatto, di andare a dormire; e dopo aver giocato con un cane o un gatto, essere stato in bagno, aver mangiato, aver maneggiato il secchio della spazzatura, essersi soffiati il naso, aver tossito o starnutito coprendosi con una mano.



Usa disinfettanti per le mani - Gel e prodotti per pulire le mani che non richiedono acqua né asciugamani sono una formidabile invenzione, per la salute, degli ultimi anni. Sono efficaci ammazza-germi, in qualunque situazione ci si trovi.



Tieni le mani lontane dal viso - A prescindere da quante volte possiamo lavarle, se ci troviamo nei luoghi pubblici le nostre mani raccoglieranno germi sempre e comunque: evitiamo allora di facilitarne l’ingresso nell'organismo toccandoci naso, labbra e orecchie.



Evita le ciotole di caramelle - Secondo le statistiche, solo il 67% delle persone che dicono di lavarsi le mani lo fanno davvero; e solo un terzo di queste usa il sapone.

venerdì 12 agosto 2011

Le piante che danno energia

Per chi si sente spossato, dal caldo e dai troppi affanni, ecco qualche rimedio verde. Per rigenerarsi, e non solo: gli infusi energizzanti e gli estratti adattogeni



Le giornate non finiscono mai. E i primi caldi ci sembra riducano ancor più le già esigue energie. Niente panico. Basta poco per recuperare: la bevanda giusta, a base di erbe o piante, che reintroduca i liquidi necessari con l'aggiunta, magari, di qualche vantaggio extra: un pieno di energia.



E allora, anzitutto beviamo "verde": a partire dai frullati o dai succhi di frutta e verdura (prediligere mango e banana) che forniscono vitamine e sali minerali.



Ma anche infusi che contengono sostanze rigeneranti, tonificanti e blandamente eccitanti, tanto per non sfiorire di stanchezza in vista delle lunghe serate estive.



Una tazza di energia

Serve energia pronta? La scelta cade sulle bevande che possiedono proprietà in grado di stimolare il sistema nervoso centrale. Si chiamano, appunto, nervine.



Caffè. Si ottiene dai semi delle piante Coffea arabica e Coffea robusta, opportunamente lavorati. Il caffè favorisce lo stato di vigilanza, ma è anche un cardiotonico e può essere diuretico.



Contiene niacina, che favorisce le funzioni cerebrali. In generale, si sconsiglia però di prendere più di 3 caffè al giorno e, è ovvio, quello decaffeinato non produce l'effetto sferzante della tazzina classica.



Tè. È l'infusione delle foglie di una pianta di origine asiatica, la Camelia sinensis. Le varietà sono innumerevoli ma, di base, sono tutte ricche di sostanze che stimolano il sistema nervoso e l'apparato cardiovascolare.



In particolare il tè bianco, pregiatissimo, è un acceleratore del metabolismo; il tè verde un antiossidante e il tè nero migliora la concentrazione.



Cola. Dai semi dei frutti di Cola acuminata, pianta africana diffusa anche in Sud America, si producono bevande energizzanti in quanto contengono tannini, caffeina e teobromina che agiscono, oltre che sul sistema nervoso, anche sulla muscolatura.



Lo sanno bene in Brasile o in Giamaica, dove è uso masticare noci di Cola per alleviare la fatica. In qualche modo la Cola può essere considerato un ricostituente, tanto che integratori a base di questa sostanza vengono utilizzati dagli atleti (sotto supervisione medica).



Yerba mate. Si tratta di un'erba diffusa nell'America del Sud, si gusta in infuso e procura una carica energetica grazie all'elevato contenuto in vitamine, sali minerali e caffeina. E viene spesso usata contro gli stati di affaticamento fisico poiché agisce anche sulla muscolatura.



Guaranà. Si ricava dai semi di una pianta sudamericana, la Paullinia capuana. In Brasile se ne prepara una bevanda che riduce la sensazione di fatica e quindi migliora l'efficienza fisica.



Da noi si utilizza l'estratto secco nebulizzato e titolato in caffeina min. 3%. Si tratta di uno stimolante piuttosto importante (5 volte più eccitante del caffè), in grado di agire sulla frequenza cardiaca, per questo va assunto sotto controllo medico.



Un aiuto senza caffeina

Prive di caffeina sono invece le piante denominate adattogene, cioè capaci di aumentare la resistenza fisica e stimolare le difese immunitarie dell'organismo.



Eleuterococco. Della pianta, conosciuta anche come Ginseng siberiano, si sfruttano le radici, le cui proprietà terapeutiche vengono consigliate negli stati di stress e sovraffaticamento. Aumenta le prestazioni fisiche e la capacità di resistenza.



Ginseng. È l'erba orientale forse più famosa nel mondo (spesso consigliata in caso di disturbi sessuali quali impotenza e frigidità) e le sue numerose proprietà hanno un'azione benefica anche in caso di stanchezza fisica.



Contiene, infatti, quantità importanti di manganese, riconosciuto potente antifatica. Rinvigorisce e stimola tutte le funzioni vitali.



Rodiola. Dalla pianta Rhodiola rosea, che cresce spontaneamente in Lapponia, Siberia e Alaska, si prepara l'estratto secco idroalcoolico. È in grado di ritardare i sintomi dell'affaticamento e contribuisce a ottimizzare l'uso delle energie durante l'attività sportiva.

Estate, tempo di jogging

Ogni anno con l’arrivo della bella stagione dilaga la moda del jogging che contagia tutti, dalle casalinghe ai manager.



Correre per le strade della città o, ancor meglio, circondati dal verde di un parco è uno dei metodi più efficaci per recuperare la forma perfetta, senza rinchiudersi in una palestra, ma godendosi il piacere di stare all’aria aperta.



Perché lo jogging dia però i risultati sperati, è bene non esagerare e seguire alcune semplici regole.



Per i più pigri, meglio cominciare con un check-up

Lo jogging è uno sport adatto a tutti: a chi si allena durante tutto l’anno, ma anche ai più oziosi.



In quest’ultimo caso sarebbe però opportuno sottoporsi a una visita medica, facendo particolare attenzione allo stato di salute di cuore, arterie e articolazioni, soprattutto se si è in sovrappeso.



Parola d’ordine: gradualità

Ascoltare il proprio corpo e non strafare è una regola da tenere sempre a mente, soprattutto per chi non ha praticato attività fisica durante tutto il resto dell’anno.



Con la corsa, la frequenza cardiaca può aumentare infatti molto rapidamente e, in assenza di allenamento, l’organismo si troverà a lavorare in carenza di ossigeno, producendo così acido lattico.



Il rischio è quindi quello di scoraggiarsi per il troppo affaticamento o di dover interrompere gli allenamenti a causa dei dolori muscolari.



Per iniziare, è consigliabile alternare pochi minuti di corsa con una camminata veloce, aumentando con il tempo durata e velocità dell’allenamento. Il tutto calibrando bene le energie, in modo da compiere sessioni di almeno 30 minuti.



Continuità e costanza per un risultato assicurato

Correre un giorno ogni tanto non produce nessun risultato, né in termini di allenamento, né in termini di chili persi.



L’ideale sarebbe correre tutte le settimane, possibilmente 3 o 4 giorni, e seguendo la regola dell’alternanza carico-riposo che prevede di inframezzare le sedute di jogging con una giornata di riposo, essenziale per non sovraccaricare troppo i muscoli.



Chi va piano, va sano e va lontano

Correre a velocità sostenuta, ma per pochi minuti: ecco l’errore compiuto più frequentemente, soprattutto dai neofiti. Un allenamento di maggiore durata, ma a un ritmo più blando è, invece, il metodo migliore per perdere peso.



Il segreto del jogging è quello di essere uno sport aerobico durante il quale l’organismo, compiendo un’attività prolungata nel tempo ma di intensità non troppo elevata, ha a sua disposizione l’ossigeno necessario per produrre energia “bruciando” i grassi presenti nei tessuti adiposi.



Al contrario, se si compie uno sforzo eccessivo l’organismo, rimasto in carenza di ossigeno, è costretto a consumare zuccheri invece che grassi. E in questo caso, il risultato, in termini di chili persi, sarà deludente.



Per trovare il giusto ritmo, ascolta il tuo cuore

Per essere certi di non sovraccaricare l’organismo con uno sforzo eccessivo, si può portare con sé un prezioso alleato, il cardiofrequenzimetro. Monitorando le pulsazioni cardiache potrete infatti essere certi di compiere un’attività aerobica, e quindi di bruciare grassi.



Il range di frequenza cardiaca da mantenere è soggettivo, ma potrete calcolarlo considerando che si dovrebbe aggirare intorno al 70% della frequenza cardiaca massima, che si ottiene applicando una semplice formula: 220 - gli anni di età.

Il Jet lag

Sono in arrivo le tanto attese vacanze. Da spendere chi ai tropici e chi alla scoperta dell’Oriente, di quello antico, ricco di filosofia, misticismo e storia o di quello dalle architetture post-futuriste, che sta già dettando le regole dell’economia globale.



Valigie piene ed entusiasmo a mille. Prima di partire. Poi, c’è il fuso, o meglio il jet-lag, che rischia di compromettere benessere e programmi almeno nei primi giorni. Si può prevenire? In parte, sì.



Problemi di fuso orario

Il jet-lag o “sindrome da cambiamento di fuso orario” è un fenomeno cui si va naturalmente incontro quando si attraversano almeno 2-3 meridiani e che dipende dalla parziale e temporanea de-sincronizzazione tra l’orologio biologico interno e i periodi di luce e buio esterni.



Il disturbo tende a essere più marcato quanto aumenta il numero dei fusi orari attraversati, ma non tutti ne soffrono con la stessa intensità.



Qualcuno ne è addirittura immune perché caratterizzato da ritmi circadiani flessibili che riescono a riallinearsi in modo quasi immediato alle nuove condizioni ambientali.



I più sensibili, invece, possono risentire di una sorta di jet-lag in scala ridotta anche al passaggio dall’ora solare a quella legale (e viceversa), dormendo meno bene e sentendosi più stanchi per qualche giorno.



In genere, però, per avere reali problemi servono variazioni di fuso orario più ampie e rapide, come quelle associate a lunghi voli aerei verso Est o verso Ovest.



Il fenomeno si manifesta a prescindere dalla direzione del viaggio, ma chi va in Estremo Oriente tende a sperimentare disagi maggiori rispetto a chi si reca negli Stati Uniti o in Sud America perché, in genere, è più facile posticipare piuttosto che anticipare l’ora alla quale ci si addormenta.



Come prevenire i fastidi

Prevenire la comparsa del jet-lag, o almeno ridurne l’intensità, è possibile grazie a qualche accorgimento pratico.



Il principale, utilizzabile da tutti, è cercare di abituarsi progressivamente all’orario del luogo di destinazione mentre si è ancora a casa, posticipando o anticipando di circa mezz’ora al giorno il momento in cui si va a letto e (nei limiti del possibile) ci in cui si alza.



L’ideale sarebbe riuscire anche a modificare gli orari dei pasti, avvicinandoli a quelli che si prevede di seguire durante la vacanza, perché fame e sonno sono strettamente interconnessi e tendono a influenzarsi reciprocamente.



Un’altra strategia efficace consiste nell’attuare una “deprivazione da sonno”, ossia dormire poco la notte prima del giorno previsto per la partenza: in questo modo si hanno ottime probabilità di riuscire a riposare durante il viaggio e una volta arrivati sarà più facile seguire i ritmi locali.



Se ci si sposta verso Ovest (Stati Uniti e Sud America), si deve evitare di cedere alla stanchezza, coricandosi appena entrati in hotel, ma cercare di restare svegli almeno fino alle 22.00 locali, anche se corrispondono alle 3.00-6.00 di notte italiane. In questo modo, sarà meno probabile ritrovarsi perfettamente svegli a notte fonda.



Melatonina & Co.

A chi non può o non riesce ad avvantaggiarsi di questi rimedi pratici resta l’opzione farmacologica, basata sull’assunzione di melatonina nei giorni della permanenza a destinazione o, nei casi più “difficili”, di ipnoinduttori al bisogno.



Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la melatonina, assunta in modo calibrato, è in grado di facilitare l’adattamento al nuovo fuso orario, attenuando in modo significativo il fenomeno del jet-lag in chi viaggia su lunghe distanze.



Si tratta di un rimedio ben tollerato e di per sé privo di rischi, ma va usato soltanto dopo aver chiesto consiglio al medico e seguendo le sue indicazioni. Inoltre, va ricordato che la melatonina è una soluzione indicata soltanto negli adulti.

L'Estate e lo Sport

Le vacanze rappresentano il periodo dell’anno in cui hai il diritto di concederti degli svaghi e di pensare di più a te stessa. E’ anche un’opportunità per fare esperienze nuove, per provare qualche attività sportiva diversa e magari anche per dimagrire un po’. Ma quali sono gli sport estivi che fanno più bene al fisico? Partiamo dal più semplice, la corsa: è uno sport semplice, da praticare dappertutto, e che permette di perdere circa 1 Kcal per kg di peso corporeo ogni km. L’estate è piacevole correre sulla sabbia, magari vicino al bagnasciuga o addirittura con l’acqua alle caviglie, per riattivare la circolazione del sangue. Un altro sport da praticare sulla spiaggia è il beach volley: non si può giocare da soli, ma insieme ad un gruppo di amici è un’attività molto divertente, e impiega tutti i muscoli del corpo. La sabbia inoltre comporta uno sforzo fisico maggiore rispetto all’asfalto, quindi raddoppia la tonicità muscolare, e mezz’ora basta per consumare più di 500 calorie.



Se invece volete approfittare del mare, la scelta è ampia: potete provare il surf, ottimo per i muscoli delle braccia e per sviluppare un buon equilibrio, oppure il windsurf, facile da imparare e ottimo per lo sviluppo della muscolatura addominale. La sua versione estrema è il kytesurf, che sfrutta una tavola e un aquilone come vela: è un’attività che richiede l’impiego di tutte le energie del corpo, ma regala sensazioni incredibili. Chi pensava ad uno sport più tranquillo può sempre far conto sulla buon vecchia bicicletta, sa usare nella versione Sand bike, bici da spiaggia: in un’ora si possono consumare ben 400 calorie!



Se volete concentrarvi sui muscoli delle braccia poi non esitate, la canoa è lo sport adatto a voi: si può praticare in gruppo, in coppia oppure da soli, ed oltre a permettervi di giocare agli esploratori della costa, in un’ora avrete consumato circa 200 calorie.



Invece per chi punta di più alla tonicità delle gambe, ed in particolare delle cosce, nulla di meglio di una bella passeggiata a cavallo, magari a passo di trotto: oltre ad essere un’attività perfetta per trascorrere un pomeriggio romantico con il vostro partner, regala addominali e glutei di ferro!

martedì 9 agosto 2011

Come leggere l'etichetta dell'acqua minerale

Non tutte le acque sono uguali e spesso ci troviamo imbarazzati di fronte alla quantità di marche che troviamo al supermermercato. La scelta non dovrà avvenire solamente in funzione del prezzo, ma anche delle sostanze che vi sono disciolte. Per questo è importantissimo saper leggere le etichette delle acque minerali.



I tre parametri presenti in etichetta che ci aiutano a capire quale acqua minerale preferire tra quelle vendute sono i seguenti:



•Residuo Fisso: è la stima del contenuto di sali minerali. Viene calcolato a 180° e indica la quantità di sali disciolti in un litro d’acqua. In base a questo fattore, le acque vengono divise in 4 categorie. Minimamente mineralizzata, quelle con residuo fisso non superiore a 50mg per litro e particolarmente indicata per chi soffre di ipertensione e per l’alimentazione dei neonati. Oligominerale: quella con residuo fisso non superiore a 500mg per litro e che favorisce la diuresi. Contiene poco sodio e come per quella minimamente mineralizzata, può essere indicata nei casi di ipertensione. Mediominerale: quella con residuo fisso tra i 500mg e i 1500 mg per litro. E’ consigliata per chi pratica sport (o in estate) perché aiuta a reintegrare i sali minerali persi. Ricca di sali minerali: quella con residuo fisso superiore a 1500mg per litro. E’ un’acqua molto ricca in sali minerali e che normalmente viene prescritta dal proprio medico perchè può favorire la comparsa di calcoli renali.



•Durezza: si calcola in base alla quantità di calcare sciolto nell’acqua, espresso in gradi francesi. Più il valore è alto, più l’acqua è calcarea.



•Nitrati: possono a volte raggiungere le falde acquifere (a causa ad esempio dell’elevato utilizzo di fertilizzanti) e sono pericolosi solo se superano determinate concentrazioni. Normalmente devono essere sotto i 45mg per litro e nelle acque minerali destinate ai neonati, non devono superare i 10 mg per litro. Una concentrazione eccessiva di nitrati può rallentare il trasporto di ossigeno nel sangue e, se combinati con le proteine, possono dare origine alle nitrosamine, sostanze ritenute cancerogene.

martedì 26 luglio 2011

Salute e Benessere in rete

Il web è ormai un importante strumento d’aggiornamento nel panorama dell‘informazione sanitaria, sia per i cittadini sia per i professionisti sanitari: la rete favorisce l’accesso della popolazione a informazioni sulla salute ed è ormai una risorsa fondamentale per l’aggiornamento degli operatori della sanità.

In Italia, l’utilizzo del web come fonte d’informazione medica è in continua crescita: sono circa 15 milioni le persone che vanno in rete per cercare informazioni sulla salute. Circa 3 italiani su 10, ovvero il 34% della popolazione, usa genericamente internet in relazione alla propria salute e il 12,6% individua in internet il primo strumento a cui ricorrere per informarsi su tematiche mediche (Rapporto Censis 2010).

Da un’indagine condotta sulla modalità e la frequenza di utilizzo di internet da parte di ricercatori della Sapienza Università di Roma, pubblicata dal Ministero della Salute nelle Linee Guida per la comunicazione on line in tema di tutela e promozione della salute, sulla base di un campione selezionato della popolazione è emerso, tra gli altri dati, che il 18% del campione consulta internet più volte alla settimana e che le patologie sulle quali prevalentemente si cerca informazione in rete sono le malattie cardiovascolari e/o polmonari (23%) e le malattie osteoarticolari e reumatologiche (16%).

Questo il profilo degli utenti che cercano informazioni in rete:

- i soggetti più propensi all’utilizzo di internet per la ricerca d’informazioni sulla salute sono le donne, i giovani e i soggetti con un livello socio-economico medio-alto;

- la tipologia di informazioni più frequentemente ricercata è quella relativa a specifiche malattie o trattamenti sanitari;

- attraverso la rete passa, assai più che in passato, un processo di costruzione sociale della malattia, di elaborazione di senso e di condivisione della propria condizione di malato;

- è in aumento la quota di utenti che ricerca informazioni relative alla promozione della salute e alla prevenzione delle malattie, nonché all’accesso ai diversi servizi sanitari.

Inoltre, per circa la metà dei rispondenti (49%) sarebbe importantissimo trovare sui siti internet istituzionali informazioni riguardo i comportamenti e gli interventi necessari per mantenersi in buona salute.

Gli esiti della ricerca indicano dunque che promozione della salute, prevenzione della malattia e maggiore consapevolezza nell’affrontare le patologie sono aspetti di primario interesse per i cittadini/utenti che cercano risposte alle problematiche di salute, che rientrano a pieno titolo nelle risorse e nelle competenze dell’assistenza infermieristica, ai quali il nuovo portale IPASVI risponde con efficacia.

Che cos'è la cellulite?

La cellulite è una vera e propria patologia cutanea la cui causa è da ricercarsi in una particolare insufficienza venosa che causa un ristagno di liquidi che i tessuti cutanei non riescono ad eliminare.
Il processo che alla fine porterà alla formazione dei ben noti cuscinetti a buccia d’arancia è abbastanza lento e va distinto in tre fasi.
La prima è la forma iniziale, dura e compatta, con ristagno di liquidi e con la pelle che appare ispessita ma ben aderente e che assume il classico aspetto a buccia d’arancia solo se si pizzica la parte con le dita.

La seconda è la cellulite molle o flaccida che ha cellule adipose tendenti a rigonfiarsi, molto antiestetica, e noduletti evidenti alla palpazione.
La terza è la cellulite adematosa che determina un danno tissutale molto elevato e non sempre reversibile spontaneamente ma che per fortuna è poco frequente.
La cellulite spesso è accompagnata anche da altri disturbi quali la fragilità capillare, vene varicose, smagliature e una tendenza a provocare intorpidimento alle gambe se si sta troppo tempo in piedi.
Si manifesta particolarmente all’addome, ai glutei, alle cosce e alle ginocchia, con il tipico aspetto a buccia d’arancia.

La cellulite interessa l’85% delle donne mentre nell’uomo tale patologia è decisamente molto rara. Vari sono i fattori predisponenti questo fenomeno e questi vanno ricercati nella predisposizione genetica, nella razza, nel sesso, nella familiarità e possono essere aggravati da particolari situazioni quali la pubertà, la gravidanza e la menopausa.

Possono essere anche presenti altre patologie concomitanti quali obesità, disfunzioni epatiche, ipertensione arteriosa, alterazioni della circolazione venosa e linfatica e anche altre cause scatenanti come l’abitudine a portare calzature alte, l’uso di indumenti troppo stretti, assunzione di anticoncezionali per via orale e uno stile di vita disordinato come una dieta poco corretta, fumo, alcool, sedentarietà, obesità e così via.

La prima causa di insorgenza della cellulite è comunque legata agli estrogeni che favoriscono la ritenzione idrica e il naturale deposito di cellule adipose in particolari zone del corpo femminile.
A parte la familiarità non esiste una tipologia di donna particolarmente esposta alla cellulite, tuttavia vi sono delle situazioni che, come detto prima, possono farla insorgere e quindi è importante sapere individuare, nel proprio stile di vita, quelli che sono da evitare o comunque quelli che possono essere un campanello d’allarme.
Quindi sovrappeso, bacino largo e forme mediterranee, vita sedentaria, lo stare troppo tempo in piedi, sbalzi del ciclo mestruale, dieta ricca di dolci e bibite gassate. Se ci si riconosce in almeno un paio diqueste situazioni, allora è meglio correre immediatamente ai ripari per evitare di doversi vedere costretti a combattere con un problema indesiderato. Quindi evitare di stare troppo tempo in piedi, tenere le gambe più alte del bacino quando si sta sedute, evitare scarpe alte e abiti stretti e, soprattutto, una dieta equilibrata, ricca di verdura e povera di sale, e ricchissima di acqua, meglio se associata a movimento di tipo aerobico.
Innanzi tutto è meglio sgombrare il campo da false promesse in quanto, purtroppo, la cellulite la si può migliorare ma è impossibile eliminarla del tutto.
Esistono tante terapie che sono valide se praticate da personale esperto e qualificato in strutture altrettanto qualificate e serie e quindi diffidare di tutte quelle false promesse di metodi miracolosi o fai da te che potrebbero, il più delle volte, solo peggiorare la situazione.
Tra le terapie di sicuro affidamento possiamo citare le terapie drenanti o linfodrenanti, la pressoterapia, il linfodrenaggio elettronico, l’elettroforesi superficiale, la ginnastica isometrica, la mesoterapia, l’ossigenoterapia e la ultrasuonoterapia.
Qualunque sia alla fine il trattamento o il prodotto scelto è di notevole importanza la costanza nel trattamento. Il trattamento scelto può apportare quei benefici che ci aspettiamo solo se usato in modo continuo, senza interruzioni.

L'Omeopatia è Donna

L’omeopatia è una branca della medicina che prende sempre più spazio nelle cure preferite dagli italiani e soprattutto dalle donne. Dati alla mano parlano che nel solo 2010 conclusosi da qualche mese, sono state circa il 18,5% le famiglie che si sono affidate all’omeopatia per la cura della loro vita quotidiana, per un totale approssimativo di circa 11 milioni di italiani che si sono curate con l’omeopatia.

L’omeopatia rappresenta una valida alternativa a tutte quelle persone che cercano di salvaguardare il loro organismo dall'abuso di farmaci. I medici affermano che si cade spesso vittime di abuso di antibiotici e farmaci, anche senza la presenza di un reale motivo ed esigenza fisiologica.

L’omeopatia è un metodo terapeutico formulato dal medico tedesco Samuel Hahnemann alla fine del VIII secolo. Hahnemann enunciò il cosiddetto “Principio di similitudine del farmaco” secondo il quale il rimedio per una determinata malattia è ideato da quelle sostanze che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella persona malata.

Nei decenni scorsi l’omeopatia ha conosciuto una forte diffusione soprattutto in paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e India. I meccanismi del suo funzionamento sono stati criticati perchè ricerche cliniche ritengono che gli effetti terapeutici omeopatici, siano molto simili a quelli ottenuti “Per effetto placebo”. Nuovi studi clinici in Europa vogliono confermare l’efficacia a lungo termine dell’omeopatia nella terapia di numerose patologie, come allergie e sindromi influenzali. A conferma di ciò, il numero di gennaio della rivista Homeopathy, ha pubblicato due lavori sul trattamento omeopatico delle patologie allergiche dell’apparato respiratorio.

Secondo quanto dicono i dati disponibili questa medicina ha ormai un'ampia diffusione e origina un flusso economico di circa 300 milioni di euro.

Secondo i dati rivelati dall’associazione medica di omotossicologia, sarebbero le donne a prediligere le cure dell’omeopatia.

venerdì 22 luglio 2011

Il succo della salute... o elisir di lunga vita!

L’elisir di lunga vita è stato a lungo al centro delle fantasie umane, delle leggende, dei miti. Bramare l’eterna giovinezza, la salute perpetua, l’assenza di morte e malattie. Detta così, un vero spasso. Poi la saga di Hilander ha dimostrato abbondantemente tutti i crucci di chi la vita eterna sulla terra era riuscita a conquistarsela davvero. Morale della favola: meglio non esagerare.

Certo è che però vivere bene è comunque un ottimo obiettivo da perseguire. Deve essere a questo che hanno pensato alcuni scienziati francesi quando hanno deciso di mettere in cantiere il succo di frutta ideale. Un super concentrato di vitamine in grado di proteggere il cuore, di prevenire l’insorgenza di malattie cardiovascolari e di ictus, e di neutralizzare sia i radicali liberi che altre sostanze la cui azione potrebbe danneggiare le nostre cellule ed il nostro DNA. Certo, che la frutta facesse bene lo sapevamo fin dai tempi dell’asilo ma che si potesse arrivare fino a questo punto è davvero incredibile!

E non si tratta di teoria: l’elisir miracoloso è stato sperimentato prima su un modello animale e poi su di un gruppo di ottanta volontari le cui razioni all’assunzione hanno dimostrato che effettivamente il succo permette di aumentare l’afflusso di sangue al cuore garantendo così un apporto ottimale di nutrienti ed ossigeno. Niente male. Non a caso i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista della Royal Society of Chemistry Food and Function proprio nella speranza di incentivare la popolazione ad assumenre sufficienti quantitativi di frutta e verdura.

Ma cosa contiene questo succo di frutta che presto diverrà indispensabile? Semplice 23 tipi di frutta differenti:, la solita frutta da bere, come mele, fragole e uva, unita ad altri frutti meno noti il cui concentrato di vitamine è elevatissimo come l’acerola, il lingoberry e la aronia melanocarpa. Sembrerebbe proprio che l’unica cosa da fare sia aspettare che il prodotto venga lanciato sul mercato ma per ora non ci sono notizie al riguardo. Un dubbio, a questo punto, sorge spontaneo: sarà anche buono?

martedì 19 luglio 2011

L'ortica: alleata in cucina e amica della nostra salute

L’ortica ha un carattere irritante e poco socievole, ma se si impara a prenderla nel modo giusto, si trasforma in una vera amica, tante sono le sue virtù salutari e curative.
Nell’antica Roma veniva consigliato ai sofferenti di reumatismi ed artrite reumatoide di rotolarsi nudi nell’ortica. Questa pratica un po’ brutale probabilmente dava buoni risultati grazie alla azione vasodilatatrice che rimuoveva gli acidi urici dalle articolazioni. Nell’Europa del nord, invece, era consuetudine preparare biscotti con farina di segale e semi di ortica per i bambini che facevano la pipì a letto.

L’ortica è un vero toccasana contro la stanchezza di primavera, ad esempio, si può centrifugare un bel mazzo di foglie fresche e berne il succo: se ne apprezzeranno subito le capacità ricostituenti e tonificanti, legate alla ricchezza di silicio e di clorofilla (il pigmento verde delle foglie, molto simile alla nostra emoglobina).

L’ortica ha anche eccellenti proprietà diuretiche e depurative, che aiutano a smaltire le tossine accumulate durante la stagione invernale. Alcalinizzando il sangue, aiuta a eliminare i residui acidi del metabolismo, implicati nella comparsa di tanti fastidiosi disturbi, come reumatismi, artrite, acne ed eczemi.

Il modo migliore per sfruttare le proprietà dell’ortica, è ancora quello di berne il succo: un bicchiere al mattino e uno a mezzogiorno per una settimana. Infine, grazie al suo contenuto di creatina (una sostanza che usano anche gli atleti per avere più energia), l’ortica stimola la secrezione del succo pancreatico e i movimenti gastrici e intestinali, facilitando la digestione e migliorando la capacità di assimilare i cibi.

Usata in cucina, l’ortica integra l’alimentazione con utili fattori protettivi. Se la si vuole provare cruda, se ne raccolgano i morbidi germogli primaverili, si lavino, in modo da togliere il potere irritante e li si uniscano ad altre insalate, da condire a piacimento. Di solito, però, l’ortica si consuma dopo averle dato un leggero bollore, in modo da neutralizzare l’effetto urticante delle foglie e poterle gustare senza problemi.

Cotta in acqua salata e condita con olio e limone l’ortica è un ottimo contorno, ma si può usare anche come ingrediente per la frittata, oppure per preparare ottimi risotti e saporite minestre.

In cosmetica questa pianta viene utilizzata per combattere l’eccesso di grasso dei capelli e contro la forfora

In campagna si mescola l’ortica tritata al mangime delle galline per migliorare la produzione di uova. Il decotto o il macerato di ortica hanno effetto antiparassitario sulle piante di casa e dell’orto.